L’Editoriale

Cari lavoratori,

in questo numero di Fabbrica società, oltre a effettuare un’analisi della situazione politica e sindacale di questi giorni, cercherò di rappresentare una delle vertenze più urgenti e gravi che si è caratterizzata in queste ore: l’ex Ilva di Taranto.

Mercoledì scorso abbiamo salutato positivamente il risultato ottenuto nella vertenza Whirlpool. Insieme alle due ore di sciopero programmate con Fim e Fiom in tutte le aziende metalmeccaniche, era stato indetto uno sciopero provinciale a sostegno dei lavoratori di Whirlpool. Abbiamo raggiunto un primo risultato grazie alla generosa lotta dei lavoratori fin dal mese di maggio. La situazione dello stabilimento di Napoli non è stata risolta, ma abbiamo dei mesi davanti per trovare una soluzione visto che la multinazionale ha ritirato la procedura di trasferimento di ramo d’azienda e i licenziamenti, che altrimenti sarebbero partiti dal 4 novembre.
Il 31 ottobre c’è stata una grande manifestazione a Napoli e un’altissima adesione in tutti gli stabilimenti metalmeccanici per denunciare il degrado industriale, l’aumento di incidenti mortali e degli infortuni e per chiedere al governo il rafforzamento degli ammortizzatori sociali.

Per tutte queste ragioni abbiamo indetto una grande assemblea unitaria che avrà luogo il 20 novembre a Roma dove parteciperanno oltre mille delegati di Fim Fiom e Uilm provenienti da tutti gli stabilimenti italiani.

L’ultima settimana, invece, è stata caratterizzata da una dichiarazione scontata ma scioccante allo stesso tempo: ArcelorMittal ha prima annunciato di voler procedere al disimpegno dalla gestione degli stabilimenti ex Ilva, e successivamente ha inviato una comunicazione formale dell’avvio della procedura ex art. 47 attraverso la quale restituisce all’Amministrazione straordinaria gli impianti dell’intero gruppo ex Ilva e i 10.777 lavoratori.

Come dicevo, la decisione della multinazionale dell’acciaio è avvenuta a valle di un periodo breve ma intenso della sua presenza all’interno degli stabilimenti ex Ilva, in particolare in quello di Taranto.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la soppressione della norma sullo scudo penale, prevista dall’articolo 47 del Decreto legge del gennaio 2015 per dare la possibilità ai commissari o agli affittuari di gestire uno stabilimento sotto sequestro con facoltà d’uso.

Il 6 novembre si è svolto un incontro tra il governo e i vertici di ArcelorMittal per chiedere di ritirare la procedura di recessione del contratto e l’esito è stato drammatico. I vertici della multinazionale, da una posizione di inadempienza e colpevolezza per non aver rispettato il Piano ambientale, industriale e occupazionale, sono passati a una posizione di forza e hanno messo sotto scacco il governo italiano.

ArcelorMittal ha chiesto, come era prevedibile, il ripristino dello scudo penale oltre alle garanzie sulla marcia futura dell’altoforno 2 – attualmente sotto sequestro con facoltà d’uso – e,  a causa di una non ben motivata crisi dell’acciaio, ha chiesto altresì di voler mettere in discussione il Piano ambientale e modificare il Piano industriale, con una riduzione da 6 a 4 milioni di tonnellate.
La richiesta più inaccettabile è stata quella di dichiarare 5mila licenziamenti, che si aggiungono ai 2mila attualmente in cassa integrazione e Amministrazione straordinaria, in attesa di ricollocamento lavorativo. Tutto questo in cambio di rimanere a gestire gli stabilimenti dell’ex Ilva.

Il governo non è stato in grado di far ritirare le gravi e dirompenti decisioni alla multinazionale. Sono così scattate le mobilitazioni dei lavoratori per scongiurare il rischio occupazionale per 20mila lavoratori e la fermata della produzione.

Il 7 novembre si è svolto un altro incontro, alla presenza dei Segretari generali di Cigl Cisl e Uil, tra il Governo e le organizzazioni sindacali, nel quale abbiamo ribadito ancora una volta la nostra posizione, ovvero quella di rispedire al mittente qualsiasi tentativo di ricatto sul ridimensionamento del Piano ambientale e il rispetto dell’accordo del 6 settembre 2018 e dei livelli occupazionali.

Quella dell’ex Ilva è una vicenda drammatica che gestiremo con tutte le nostre forze. Vogliamo evitare in ogni modo ripercussioni tragiche per i lavoratori e per un’intera comunità.

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