Una situazione difficile all’interno di un contesto di mercato che registra una forte contrazione dei volumi e dei prezzi che non consente di far previsioni sul futuro del settore, in particolare in riferimento a quello europeo, e che necessita di interventi urgenti. Questo è il messaggio che arriva dall’assemblea annuale della Associazione di Confindustria dei produttori di acciaio che si è tenuta il 14 ottobre a Milano al Centro Congressi della Fondazione Cariplo. Un evento che è stata l’occasione, oltre che per festeggiare i trenta anni dalla costituzione dell’Associazione e alla quale sono stati invitati anche i sindacati dei metalmeccanici di Cgil Cisl e Uil, anche per delineare e tracciare un bilancio su quanto accaduto nel 2018 e nei primi nove mesi del 2019 e per poter iniziare a tratteggiare il futuro del settore, su cui pesano tanti elementi di incertezza a partire dalla questione dei dazi statunitensi fino all’incognita Brexit.
2018 ANNO POSITIVO PER L’ITALIA
Nel 2018 in Italia si è registrato un aumento dell’1,9% rispetto all’anno precedente della produzione di acciaio grezzo arrivando a quota 24,5 milioni di tonnellate, attestando il Paese al secondo posto tra i produttori europei e al decimo tra quelli mondiali. Nel settore ci sono 34mila addetti nella siderurgia primaria e 70mila totali come diretti complessivi dell’industria dell’acciaio che rappresenta il 2% dell’occupazione manifatturiera italiana con un fatturato di oltre 40 miliardi di euro, +8% rispetto al 2017.
Uno scenario complessivo europeo che però ha visto l’Ue a ventotto Stati come l’unica macro-area a segnare un calo produttivo nel 2018 rispetto all’anno precedente, ad eccezione dell’Italia e del Belgio.
A livello mondiale la Cina ha superato la soglia del 50% della produzione mondiale di acciaio, seguita dall’India diventata secondo produttore, sorpassando il Giappone.
2019 FORTE CALO PRODUZIONE
Secondo i dati di Federacciai, da gennaio ad agosto 2019 l’Italia ha avuto un calo del 4,5% della produzione di acciaio rispetto allo stesso periodo del 2018, attestandosi a 15,4 milioni di tonnellate e uscendo dalla classifica dei primi dieci produttori mondiali, scendendo alla undicesima posizione. Situazione modificata con un calo generalizzato dei principali produttori europei, con il risultato peggiore registrato in Germania, con un calo di 1,3 milioni di tonnellate, seguito da quello italiano che ha visto una diminuzione di 733mila tonnellate. Mentre nello stesso periodo la Cina ha ulteriormente rafforzato la sua quota sul totale mondo, arrivando al 53,6% della produzione mondiale di acciaio.L’andamento negativo italiano ha visto un forte rallentamento soprattutto nei mesi estivi, passando dal -2,6% registrato a giugno al -8% di luglio, per arrivare al -26,6% di agosto.
Una situazione allarmante che è dovuta anche alle difficoltà che stanno vivendo importanti realtà industriali siderurgiche del nostro Paese, come l’Ex Ilva, la Ferriera di Servola e Piombino, anche a causa dei mancati interventi dei governi.
POSIZIONE DELLA UILM
“Come sindacato ci saremmo aspettati più determinazione, oltre alla presenza di un rappresentante del governo, nelle richieste avanzate dall’Associazione all’Esecutivo e non solo delle sollecitazioni su alcune priorità” ha dichiarato Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm del settore siderurgico. Una diversa aspettativa anche per le caratteristiche dell’attuale Governo che, secondo Gambarella, “non vede di buon occhio il consolidamento e lo sviluppo della cosiddetta industria ‘pesante’, si veda il caso dell’ex Ilva di Taranto o della Ferriera di Trieste”.
“Abbiamo però l’impressione che la situazione sia più difficile di quella rappresentata in questo evento” ha concluso il coordinatore della Uilm, ricordando che “dai recenti incontri di verifica nazionale con i grandi gruppi del settore, registriamo importanti criticità che al momento vengono gestite con l’utilizzo di ammortizzatori sociali, sempre più estesi e prolungati”.
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