Una riconversione industriale di uno dei stabilimenti siderurgici più importanti d’Italia, con centinaia di lavoratori a rischio, senza un reale coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. È quanto accaduto lunedì 21 ottobre al ministero dello Sviluppo economico dove Patuanelli ha presieduto il secondo incontro del Gruppo di coordinamento e controllo sull’accordo di programma per la Ferriera di Servola a Trieste.
NUOVO PIANO INDUSTRIALE
L’azienda ha presentato il nuovo piano industriale incentrato su riconversione dell’area a caldo del sito produttivo con il contestuale potenziamento dell’area a freddo, con le linee di zincatura e verniciatura e delle attività logistiche. Quindi un percorso che prevederebbe quattro fasi: la chiusura dell’area a caldo, il rilancio dell’attività logistica, il potenziamento dell’area a freddo e la riconversione della centrale di produzione di energia elettrica.
Il piano, da circa 230 milioni di euro, prevederebbe inoltre la trasformazione della centrale elettrica, con un’alimentazione a gas da fonte rinnovabile e sarebbe funzionale anche alle attività di capacity market gestite da Terna. Il tutto sarebbe completato da approfondimenti tecnici presso i ministeri dell’Ambiente, del Lavoro e Infrastrutture per la verifica della fattibilità delle opere previste e i tempi di realizzazione.
Le organizzazioni sindacali chiedono chiarezza sul futuro occupazionale e industriale che interessa 600 lavoratori diretti più 200 dell’indotto, in un territorio che vede già la crisi di altri importanti siti industriali, come quello di Sertubi, Wartsila e Flextronics.
IL PARADOSSO
“È paradossale che una discussione che riguarda 600 lavoratori avvenga nelle stanze segrete del ministero dello Sviluppo economico tra governo, azienda ed enti locali, escludendo i primi interessati dal piano di riconversione industriale” dichiara Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm del settore siderurgico. “Questo atteggiamento ci fa intuire che le decisioni che verranno prese non potranno essere sostenute e benvolute dai lavoratori – continua – ed è sintomatico anche della qualità degli interlocutori istituzionali che a parole vogliono coinvolgere tutte le parti in causa, ma nella realtà tengono ai margini lavoratori e i loro rappresentanti nelle decisioni”.
“A oggi – prosegue Gambardella – rispetto agli annunci fatti dal Ministro e dagli enti locali siamo di fronte a una totale incertezza rispetto a un progetto alternativo che possa garantire i livelli occupazionali attuali e le ipotesi finora trapelate, anche attraverso i mezzi stampa, non ci lasciano tranquilli né per quanto riguarda la tempistica che la qualità del progetti”. “Se le organizzazioni sindacali non verranno coinvolte a stretto giro – conclude – saranno messe in campo ogni iniziativa e mobilitazione affinché ciò avvenga. La tensione tra i lavoratori sale sempre di più e non vogliamo che la situazione sfugga di mano”.