Avviata la trattativa per il rinnovo del CCNL Confimi

di Luca Maria Colonna

Il 2 ottobre presso la sede nazionale di Confimi, le delegazioni di Fim e Uilm hanno presentato le richieste per il rinnovo del CCNL che riguarda oltre 80 mila dipendenti e che è scaduto a maggio 2019, con un po’ di ritardo rispetto alla scadenza, ma questo è stato dovuto alla necessità di presentare richieste coordinate e compatibili con quelle che stiamo presentando a Federmeccanica e ad Assital.
Infatti, se da un lato non possiamo sottrarci, anche per il rispetto del principio costituzionale della libertà di associazione, a negoziare un CCNL con la Confimi che comunque ha una sua – seppur limitata – rappresentanza tra le imprese metalmeccaniche, concentrata nel nord del Paese e in qualche modo attestata dalle adesioni al fondo di sanità integrativa PMISalute, dall’altro non possiamo, noi organizzazioni sindacali (ma anche la Controparte), concordare trattamenti troppo diversi tra i vari contratti nazionali.
Certo, un trattamento economico e normativo significativamente migliore per i lavoratori a prima vista apparirebbe auspicabile, ma – se ci riflette un attimo – ci si rende conto che le aziende, proprio in virtù della libertà di associazione, probabilmente “migrerebbero” in un’altra associazione e a un altro contratto nazionale. Così come è sempre da escludere che si definisca un trattamento economico e normativo inferiore.
In buona sostanza, sia le organizzazioni sindacali che le associazioni datoriali sono costrette a guardare a cosa si fa negli altri CCNL. Questo però non significa che i CCNL debbano essere perfettamente identici: ancora oggi i minimi tabellari di Confimi sono leggermente più alti di quelli del contratto, mentre la contribuzione alla previdenza complementare – per gli strascichi della scissione da cui è nata Confimi – è rimasta pari all’1,6% dei minimi tabellari.

LE RICHIESTE DEI SINDACATI
Nell’incontro abbiamo illustrato le richieste che prevedono un incremento dei salari dell’8% relativo al periodo 1° giugno 2019 – 31 maggio 2022, (circa 145 euro mensili al quinto livello), appunto l’aumento della contribuzione per la previdenza integrativa a carico dell’impresa dall’1,6% al 2%, la costituzione di una piattaforma welfare nazionale e l’erogazione di flexible benefit di 250 € annui, il rafforzamento della contrattazione territoriale e l’introduzione del trattamento economico per mancata contrattazione aziendale/territoriale pari a 700 €, miglioramenti sugli orari, sulla certificazione delle competenze, sulla formazione professionale, la riforma dell’inquadramento professionale, il miglioramento dell’ambiente e della sicurezza, sulla stabilità del lavoro e sull’estensione dei diritti agli addetti degli appalti, sul sostegno alla genitorialità.
A fronte di queste richieste sindacali, il Presidente di Confimi ha segnalato che ovviamente è necessaria una valutazione in seno alla Giunta ma ha anche aggiunto che ritiene assai rilevante la richiesta salariale.
Il negoziato proseguirà con il prossimo appuntamento fissato per il pomeriggio del 28 ottobre.

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