Jabil: chiesta la sospensione dei licenziamenti

Trecentocinquanta lavoratori licenziati. Questa è la decisione presa dalla multinazionale americana Jabil il 24 giugno per lo stabilimento di Marcianise (Caserta) che oggi conta 707 dipendenti. La prima risposta dei lavoratori è stato proclamare uno sciopero di 8 ore il 25 giugno con contestuale assemblea indetta dalle segreterie dei sindacati Uilm, Fiom, Fim e Failms.
“Siamo preoccupati per questo grave atto unilaterale e per la non chiarezza del piano industriale aziendale per il futuro dei lavoratori e dello stabilimento”, dichiara Michele Paliani, responsabile Uilm nazionale del settore. “Vogliamo tornare al clima di condivisione che si era instaurato negli ultimi anni – continua Paliani – e ci aspettiamo che vengano rispettati gli accordi presi con le organizzazioni sindacali, enti locali e governo nazionale”. “La Uilm – conclude – non si sottrarrà al confronto con l’azienda americana a patto che si cominci una trattativa senza minacce e rigidità pregiudizievoli”.

Protesta dei lavoratori davanti alla sede di Confindustria a Caserta

REAZIONI POLITICHE
Il 27 giugno si è tenuto un incontro al ministero dello Sviluppo economico a cui erano presenti rappresentanti della proprietà statunitense e delle organizzazioni sindacali che purtroppo non ha risolto la situazione, rappresentando un nulla di fatto.
Il primo luglio nella sede di Confindustria Caserta c’è stato un secondo incontro tra le parti che ha visto la conferma della posizione di rigidità e fermezza della multinazionale americana sul proseguimento della procedura di licenziamento di 350 lavoratori. Lo stesso giorno il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, si è recato davanti ai cancelli della sede dello stabilimento della Jabil Circuit Italia di Marcianise per esprimere la propria vicinanza ai lavoratori e per chiedere che siano ritirati i licenziamenti da parte della multinazionale americana che finora è stata irremovibile.

VERTENZA NAZIONALE
Una situazione esplosiva che deve essere gestita con le modalità di una vertenza di livello nazionale: perché la Uilm ritiene che al tavolo ci sia bisogno della responsabilità politica perché, come con Whirpool, quando si tratta con multinazionali la presenza istituzionale deve garantire un livello di interlocuzione importante e in grado di determinare sviluppi sul negoziato e di garantire soluzioni anche articolate.
Per tornare ad avere un confronto costruttivo tra l’azienda e le organizzazioni sindacali “devono essere ripristinate alcune condizioni: rispettare gli accordi in essere e ritirare la procedura di licenziamento” dichiarano in un comunicato unitario Uilm, Fim e Fiom. Solamente “togliendo il ricatto del conto alla rovescia sarà possibile avviare una trattativa utile a individuare una soluzione condivisa” aggiungono le organizzazioni sindacali.
La multinazionale americana delle Telecomunicazioni richiede ulteriori sacrifici a lavoratori che già ne hanno fatti tanti negli anni scorsi con il cambio di proprietà e le scelte di taglio del personale, andando a ledere la loro dignità “che non può essere messa in discussione da atteggiamenti gravi e intimidatori” concludono i sindacati dichiarando che si attiveranno “con tutte le iniziative necessarie per continuare il confronto in sede ministeriale”.

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