L’Editoriale

Cari lavoratori, 

mentre scrivo questo editoriale siamo impegnati a seguire l’importante Congresso del sindacato confederale europeo, la Ces. Abbiamo per tempo organizzato la nostra agenda di lavoro ritenendo questa occasione sicuramente da non perdere. Nell’idea comune, i congressi normalmente sono soprattutto appuntamenti rituali, noi invece consideriamo questo evento a pochi giorni dal voto europeo del 26 maggio un’occasione di dibattito essenziale per il futuro dell’Europa.

Riteniamo, infatti, di non aver sottratto tempo ai fitti impegni italiani della categoria, poiché prendere parte attivamente alla discussione che si sta sviluppando sull’Europa ci farà comprendere anche come si muoverà il sindacato confederale e come le stesse Cgil Cisl e Uil riusciranno a condizionare la Ces e il governo circa le varie dinamiche esistenti all’interno dell’Ue.

Al Congresso partecipano esponenti importanti della politica, dell’economia e del sindacato. Tra gli altri hanno preso la parola anche il presidente uscente della Commissione europea Jean-Claude Junker e il premio nobel per l’economia Joseph Stiglitz; quest’ultimo ha contribuito al dibattito con analisi in controtendenza sul futuro del Pianeta e sulle risorse economiche necessarie.
 
Junker, invece, ha riportato alla platea i lusinghieri risultati che l’Europa avrebbe raggiunto sia da un punto di vista occupazionale che della ricchezza prodotta. Noi siamo convinti, invece, che il ruolo europeo vada cambiato totalmente. Se è vero che si sono creati nuovi posti di lavoro, si tratta soprattutto di posti di lavoro precari, mentre sono aumentate la povertà e la disuguaglianza. Il ruolo che quindi il nuovo Parlamento europeo dovrà assolvere sarà quello di eliminare le diversità esistenti all’interno dei Paesi membri. L’Ue avrà un futuro solo se le politiche europee saranno politiche inclusive e rispettose di tutte le specificità e le differenze dei cittadini che la compongono.

Il sindacato italiano ha un forte peso anche all’interno della Ces. Nonostante siamo riusciti, per il secondo mandato consecutivo, a riconfermare come Segretario generale Luca Visentini, questo risultato non è ancora tuttavia sufficiente a modificare l’egemonia dei Paesi scandinavi, tedeschi e spagnoli.

L’esperienza di questo Congresso è stata sicuramente positiva, diversa da quella di quattro anni fa a Parigi, anche perché il contesto è cambiato e si è generato un clima di odio maggiore che si basa su temi molto delicati come quelli dell’immigrazione, del terrorismo, del fascismo.
Il Congresso è stato l’occasione proprio per ribadire l’importanza di determinati valori e inviare al nuovo Parlamento un messaggio ben preciso: cambiare politica economica e sociale. E per far questo serve con un sindacato europeo all’altezza del compito. 

La settimana precedente a questa è stata quasi interamente dedicata agli impegni già programmati sui territori. A Siracusa abbiamo eletto il nuovo Segretario generale e l’intera segreteria dopo un periodo di gestione straordinaria. Le difficoltà in questi cinque mesi sono state evidenti, ma siamo riusciti ancora una volta a dare un assetto stabile, con un ritrovato entusiasmo, a un territorio del sud dove la Uil è stata sempre punto di riferimento per i lavoratori metalmeccanici.
Anche il Consiglio regionale della Sicilia è stato l’occasione per ritrovare un gruppo dirigente che, pur nelle difficoltà che vive l’industria segnata dalla mancanza di investimenti, ha riconfermato grande determinazione. Questi appuntamenti sono stati realizzati con il pieno coinvolgimento confederale che continua a riservare nei confronti della nostra categoria un’attenzione particolare.

Anche il Consiglio territoriale a Bergamo è stato importante per ribadire l’impegno della struttura nazionale nei confronti di un territorio industriale dove sono presenti molte aziende manifatturiere strategiche, dalla Brembo alla Tenaris. Per queste ragioni stiamo sviluppando un progetto di crescita e della nostra organizzazione all’interno di queste e di altre realtà industriali. I primi risultati si cominciano già a registrare.

Il fine settimana invece mi ha visto partecipare a Piacenza alla presentazione del libro “Anni Operai. Memorie di un lungo autunno caldo”, che ripercorre il periodo temporale dal 1969 al 1972 delle lotte sindacali e delle grandi riforme degli anni Settanta. Il nostro contributo anche in termini di testimonianza non è mancato, riteniamo il volume di Gianfranco Dragoni ed Eugenio Gazzola di grande valore, così come il dibattito che si è sviluppato a partire da queste pagine di storia.

Questo scorcio di fine maggio e l’intero mese di giugno ci vedrà poi intensamente coinvolti su diversi fronti. Concluderemo le assemblee per sensibilizzare i lavoratori sulle ragioni dello sciopero del 14 giugno e continueremo gli attivi regionali e quelli unitari di organizzazione già programmati.

Il 30 maggio presenteremo la piattaforma di secondo livello al Gruppo Leonardo. È un appuntamento importante e sicuramente sarà impegnativo portarne a termine i contenuti. Le relazioni industriali e sindacali con Leonardo hanno subito negli ultimi anni un’involuzione e, in questo ultimo periodo, ci sono state iniziative di lotta che non si verificavano da anni.
Noi abbiamo grandi aspettative intorno a questa apertura di confronto dove, oltre ad affrontare problemi economici e normativi, affronteremo le questioni legate al piano industriale e le strategie di medio e lungo periodo che questo Gruppo vuole adottare per rilanciare le varie divisioni.

Buona lettura… 

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