Giovani e lavoro, è allarme

di Giuseppe Danza

I dati Eurostat non lasciano scampo ad equivoci: l’Italia è penultima nella classifica dei lavoratori under 25. È preoccupante vedere come in anni di governi e riforme, tutte le agevolazioni e gli sgravi fiscali applicati ai datori di lavoro per assumere un giovane non sembrano aver sortito alcun effetto sull’occupazione giovanile. Con il 32,8% di disoccupazione giovanile, infatti, l’Italia si fa scavalcare in classifica persino dalla Spagna lasciandosi alle spalle solo la Grecia con il 39,5% su una media europea del 14,6%.

I FONDI EUROPEI COME CONTROMISURA
Nel corso degli anni, i vari governi susseguitisi in Italia hanno tentato (invano), ognuno a suo modo, di invertire la rotta sulla disoccupazione dei giovani. Ci ha provato persino l’Europa con i fondi per la Youth Guarantee, ma qualcosa non ha funzionato. Grazie ai fondi europei per Garanzia giovani, avrebbero dovuto trovare impiego molti ragazzi under 29, eppure il più delle volte si tratta di tirocini o stage. Su circa 1,1 milioni di iscritti alla piattaforma e presi in carico, nel 60% dei casi si tratta di un tirocinio extra-curriculare. E anche se poi la metà dei casi si trasformano in contratti di lavoro subordinato (contratti determinati, indeterminati e apprendistato), resta comunque una misura insufficiente a rilanciare il lavoro giovanile.

INCENTIVI PER ASSUMERE
In Italia, a partire dal 1º maggio 2014, ci sono stati vari sconti contributivi e incentivi per le aziende che hanno assunto giovani. Esiste infatti il bonus giovani in alternanza scuola-lavoro, che dà diritto all’esonero dei contributi per chi assume stabilmente, a sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto presso lo stesso datore attività di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato. C’è poi la legge 205/2017, la quale prevede fino 3.000 euro di sgravi contributivi all’anno per le assunzioni di lavoratori under 35, anche se (occorre sottolineare) nel 2018 questa formula è stata richiesta per inserire solo il 7% dei lavoratori assunti/stabilizzati nel corso dell’anno: su 1.779.328 lavoratori assunti/stabilizzati nel 2018, solo 133.764 erano giovani con esonero contributivo.

CINQUE BONUS SU SETTE BLOCCATI
Sono in totale sette le misure attualmente disponibili per poter accedere agli sgravi contributivi sulle assunzioni. Di queste, purtroppo, solo due sono operative. Al Reddito di Cittadinanza, pensato soprattutto per il reinserimento nel mondo del lavoro, sono collegati incentivi economici per chi assume percettori: uno sgravio contributivo fino 3.900 euro calcolato sulla differenza tra 18 mensilità di RdC e le mensilità già percepite dal beneficiario assunto. Ma c’è un problema: occorre una piattaforma dedicata presso l’Anpal che ancora non è attiva. Inoltre non è possibile l’aiuto statale di sei mensilità di RdC (fino a 4.680 euro) per un percettore che decide di mettersi in proprio, così come non è possibile usufruire lo sconto del 50% dei contributi (fino a 3.000 euro) a chi assume un under 35 a tempo indeterminato nel 2019 e nel 2020, ovvero uno sconto del 100% dei contributi (fino a 8.060 euro) se l’assunzione del lavoratore under 35 avviene nel Mezzogiorno, così come previsto dal Decreto Dignità. Purtroppo per queste tre misure manca il decreto attuativo da parte del ministero del Lavoro.
Un altro strumento ancora inattivo è inoltre il bonus Eccellenze, riservato a chi assume un laureato con lode (under 30) o un laureato con dottorato di ricerca (under 34): purtroppo anche in questi casi in cui il datore avrebbe diritto a uno sconto di 8mila euro, non è possibile accedere agli sgravi per via del fatto che l’INPS non ha ancora rilasciato le istruzioni operative per permettere l’invio delle richieste.

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