L’altra storia del sindacato, il libro di Giuliano Cazzolla e Giuseppe Sabella edito da Rubettino, ripercorre settant’anni di vicende, dal secondo dopoguerra agli anni di Industria 4.0. “Non è un libro conformista”, scrive Giorgio Benvenuto nella sua introduzione. “E’ un contributo serio per una discussione sul movimento sindacale aperta, senza rete, stimolante. Non predomina il patriottismo di organizzazione. Non è nostalgico. Non è celebrativo”. Insomma, tanti buoni motivi per leggerlo.
Lunedì 25 febbraio è stato presentato a Milano, nella sede di GiGroup in piazza Quattro Novembre, alla presenza del suo autore, Giuseppe Sabella. Ne hanno discusso animatamente il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, il già Segretario generale della Uil, Giorgio Benvenuto, e il Segretario generale della Uil Milano Lombardia, Danilo Margaritella.
C’E’ FUTURO?
La globalizzazione, la finanziarizzazione dell’economia e il mercato hanno davvero messo fuori gioco il sindacato? Ci sarà un futuro? Come deve trasformarsi il sindacato per resistere alla crisi? Gli spunti per una discussione di certo non mancano, soprattutto in una fase di grande cambiamento economico e politico, sia a livello nazionale che internazionale. L’industria e il lavoro sono oggi al centro della grande trasformazione: laddove c’è innovazione ci sono accordi sindacali. La contrattazione di secondo livello, il welfare aziendale, la conciliazione vita-lavoro e, più in generale, il piano industria 4.0 sono sempre più al centro della vita delle imprese: ecco perché il sindacato ha davanti a sé una strada aperta e non scomparirà. Se cambierà pelle. Ha provato a sottolinearlo nel suo accalorato intervento anche Palombella, ricordando i suoi esordi nella Segreteria nazionale della Uilm nella gestione della vertenza Fiat del 2010.
IL SEGRETO PER RESISTERE
“In quegli anni, ma come sempre del resto, il sindacato metalmeccanico con la sua grande responsabilità ha fatto delle scelte – racconta Palombella – nel caso di Fca abbiamo aperto una storia completamente nuova nel Paese che ha segnato nel profondo anche le relazioni industriali. Sopravvivere al cambiamento è relativamente semplice, io ho sempre pensato che più si perde l’obiettivo, più si perdono i valori, più si perde rappresentanza. Quando le organizzazioni sindacali aprono una trattativa e restano sul merito è facile fare sintesi sulle diversità di vedute. Quando si perdono quei valori perché si insinuano altre variabili, come ad esempio un eccessivo avvicinamento alla politica, le organizzazioni perdono tutte. Noi – continua il sindacalista – in quel momento abbiamo evitato una deriva delle organizzazioni sindacali e anche di un pezzo dell’industria italiana. Non dimentichiamo che Fiat viveva una situazione drammatica rispetto a quello che era stata negli anni Ottanta. Noi abbiamo provato a non tirarci indietro, ma ad andare avanti per il bene dei lavoratori”. Ecco, come scrive Sabella nell’epilogo del libro citando Kierkegaard, “la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti. Oggi è importante capire la storia del movimento sindacale perché la rappresentanza del lavoro è al centro del cambiamento che riguarda la società intera”.
IL LIBRO
Il volume parte dagli anni della democrazia ritrovata, passa per la riscossa operaia e il crollo della prima Repubblica con la svolta negli anni Novanta, arriva alle riforme del lavoro e del welfare fino alle relazioni industriali per come le conosciamo oggi. Di sicuro vale la pena leggerlo per comprendere cosa siamo stati e decidere cosa vogliamo essere.