Il futuro (incerto) di Blutec

Il sit-in del 13 febbraio scorso sotto al ministero dello Sviluppo economico, a Roma, messo in piedi da sindaci e sindacalisti, che hanno insistito per avere un incontro con Luigi Di Maio in merito alla vertenza Blutec, si è concluso con una nuova data e alcune richieste ben precise avanzate ad azienda e governo. Intanto il 23 febbraio il ministro Di Maio ha assicurato che sarà a Termini Imerese, anticipando quindi la data inizialmente prevista al 5 marzo. E questo è un primo risultato, sebbene non garantisca soluzioni nell’immediato. Per quanto riguarda invece le richieste avanzate dal sindacato, e in particolare dalla Uilm, ci spiegano tutto Vincenzo Comella, segretario generale della Uilm Palermo, e Michele Paliani, funzionario della Uilm Nazionale: “Abbiamo chiesto tre mesi di Cigs, con decreto di proroga, di cui l’esame congiunto è stato firmato il 7 gennaio 2019. Questo – aggiungono i sindacalisti – permetterà di non far restare i lavoratori senza sostegno economico e contemporaneamente permetterà al MiSe di prendere più tempo per effettuare le verifiche necessarie per il progetto di rilancio di Termini Imerese”.

Il tavolo della trattativa del 13 febbraio al ministero dello Sviluppo economico con Luigi Di Maio

LA PROTESTA
Durante il sit-in ci sono stati anche momenti di tensione, in particolare quando le forze dell’ordine hanno impedito ai dieci sindaci con le fasce tricolori – e ai sindacalisti di Fim, Fiom e Uilm – di entrare nel dicastero. Accolta alla Camera da parlamentari Pd e Sei, la delegazione aveva programmato una conferenza stampa a Montecitorio, quando al question time è arrivata l’apertura di Di Maio che ha deciso di incontrarli al Mise.
Il ministro ha assicurato che, da qui al 23 febbraio, proverà a risolvere la questione e aprirà un confronto con Fca e Blutec sul piano di reindustrializzazione, attualmente in fase di stallo. “Dopo mesi di disattenzione è almeno un segnale”, ha commentato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. “Col ministro si è convenuto che possa individuarsi una condivisione d’intenti”, gli ha fatto eco il sindaco di Termini Imerese, Francesco Giunta. “Oggi abbiamo riacceso i fari del governo su Blutec e speriamo che questo possa sbloccare al più presto gli ammortizzatori sociali, ma anche confermare il piano dell’azienda  e salvaguardare tutti i lavoratori, compresi quelli dell’indotto”, aggiungono Comella e Paliani.

LA STORIA DI BLUTEC
Nel 1967 nasce la Sicilfiat, una società a partecipazione pubblica, di cui Fiat deteneva il pacchetto di maggioranza. Lo stabilimento fu completato nel 1970 nel territorio comunale di Termini Imerese, con un’occupazione iniziale di 350 addetti. Nel 1977 la Fiat acquisì la totalità delle azioni e gli addetti arrivarono a 1.500. La fabbrica di Termini Imerese divenne ben presto un modello produttivo, almeno fino alla crisi del settore auto del 1993. Nel 2002 furono licenziati 223 dipendenti. Si prospettò la chiusura. Iniziarono le lotte sindacali che sembrarono salvare la fabbrica. Ma la forza lavoro scese a 1.536 unità con il calo anche dell’indotto. Nel gennaio 2010, durante il suo intervento all’Automotive News World Congress organizzato al Renaissance Center di Detroit l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, affermava categoricamente l’irrevocabilità dei piani di chiusura della fabbrica siciliana. Dal 1º gennaio 2015 lo stabilimento passò alla newco Blutec, società del gruppo Metec (Stola) per la produzione di componenti per auto, con il sostegno di finanziamenti erogati da Invitalia. Lo stesso anno vennero riassunti 90 operai, già in cassa integrazione, ma solo per una preparazione operativa dei futuri lavori. Con l’acquisto e l’arrivo dei macchinari e le necessarie modifiche degli impianti lo stabilimento avrebbe dovuto tornare a produrre auto ma di nuovo tipo, ibride ed elettriche. Il programma tuttavia non è di fatto decollato e sono sorti problemi relativi al finanziamento Invitalia. Nonostante i propositi e i programmi nessuna attività concreta ha avuto inizio. Già a luglio 2018, quando Blutec illustrò al ministero dello Sviluppo economico l’aggiornamento del piano di reindustrializzazione di Termini Imerese, la Uilm aveva espresso preoccupazione per i ritardi e le incertezze accumulate e posto il problema della necessità di una proroga degli ammortizzatori sociali. Da allora nulla è cambiato. 

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