di Guglielmo Gambardella
I grandi produttori di acciaio in Europa si riorganizzano per riposizionarsi sui mercati nazionali e internazionali, con focalizzazione su prodotti e integrazioni fra siti produttivi per affrontare meglio la competizione globale. Thyssenkrupp,Tata Steel, ArcelorMittal e Ilva, attraverso cessioni, acquisizioni e joint venture provano a contrastare lo strapotere cinese che, nonostante le misure protezionistiche europee e statunitensi, continua a mantenere la sua sovraccapacità produttiva e a creare distorsioni nel mercato mondiale.
COMITATO METALLI DI BASE
Sono stati questi i temi di confronto nei meeting di Bruxelles tenutisi la scorsa settimana fra i sindacati affiliati ad IndustriAll Europe nel comitato metalli di base. Incontri che hanno visto discussioni e approfondimenti fra i sindacati partecipanti, da cui è emerso un nuovo quadro di riferimento della siderurgia europea. Un settore, quello dell’acciaio in Europa, che vede una produzione di circa 170 milioni di tonnellate, con oltre 300mila addetti che operano in circa 500 impianti presenti in 23 Paesi.
ARCELOR MITTAL
ArcelorMittal, produttore mondiale da oltre 90 milioni di tonnellate annue, ha acquisito il gruppo Ilva con una potenzialità di oltre 8 milioni di tonnellate e 14mila dipendenti, ma ha dovuto cedere, salvo approvazione della Direzione Competizione della EU, una parte dei suoi stabilimenti (Ostrava, Galati, Skopje, Piombino) a Liberty House creando, di fatto, un nuovo grande player da 15 milioni di tonnellate all’anno.
THYSSENKRUPP E TATA STEEL
Thyssenkrupp e Tata Steel hanno creato una joint venture paritetica creando il secondo produttore europeo dell’acciaio con 48mila addetti e un fatturato annuo di 17 miliardi di euro.
Scenario in cui si potrebbe inserire il gruppo Jindal, produttore indiano da 16 milioni di tonnellate, che, con l’acquisizione del sito di Piombino (ex Lucchini), ha annunciato di voler realizzare tre nuovi forni elettrici per la produzione di tre milioni di tonnellate di acciaio per avere accesso al mercato europeo.
GRIDO DI ALLARME
Come Uilm, in occasione degli incontri a Bruxelles, abbiamo già lanciato un grido di allarme e manifestato la nostra preoccupazione sulle possibili “razionalizzazioni” della capacità industriale e occupazionale che potrebbe derivare da questo processo di riordino della grandi multinazionali dell’acciaio in Europa. Le stesse ThyssenKrupp e Tata hanno già annunciato che avvieranno un processo di ridimensionamento tagliando circa 4mila posti di lavoro.
Crediamo, dunque, che questa riorganizzazione del settore siderurgico europeo vada seguita attentamente dai Governi nazionali e dalla stessa Unione Europea per valutare possibili interventi a tutela del patrimonio industriale e occupazionale. La produzione di acciaio continua a rappresentare un asset strategico per l’intera economia continentale, in particolare per l’Italia e la Germania, i due più grandi Paesi manifatturieri d’Europa.