di Gianluca Ficco
I prossimi mesi saranno cruciali in Fiat, o per meglio dire in quel complesso di società che un tempo rientravano in essa e che ora portano il nome di Fca, Cnh Industrial, Ferrari e Magneti Marelli, a sua volta in procinto di separarsi da Fca. Saranno mesi decisivi dal punto di vista sia industriale sia contrattuale e, come sempre, ciò che accadrà in Fiat finirà con l’essere rilevante per tutto il mondo del lavoro.
Il 29 novembre è già fissato un incontro con i vertici aziendali di Fca per affrontare i nodi del piano industriale nelle fabbriche italiane, i futuri investimenti e soprattutto le future assegnazioni produttive; a breve dovrebbe essere fissato analogo incontro con i vertici di Cnh Industrial. Parallelamente partirà il negoziato per il rinnovo del Contratto collettivo specifico di Lavoro (CCSL), in scadenza a fine anno, con Fca, di cui Magneti Marelli è ancora parte, Cnh Industrial e Ferrari.
ASSEMBLEA NAZIONALE
Lunedì 5 novembre è stata difatti presentata a Roma, in un’assemblea nazionale dei rappresentanti sindacali di Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr, la piattaforma di rinnovo, il cui testo è stato il frutto di un lungo e approfondito confronto prima all’interno di ciascuna organizzazione e poi congiuntamente fra tutti i sindacati firmatari del CCSL. Se il testo sarà approvato dai Consigli delle Rsa di ciascun stabilimento, appositamente convocati per questa settimana, confidiamo in una tempestiva e serrata partenza delle trattative.
Le richieste sindacali si articolano in una premessa, consistente in una richiesta di chiarimento sulle future assegnazioni produttive al fine di assicurare la piena tutela occupazionale, e in sette capitoli: diritti sindacali, orario di lavoro, welfare aziendale, inquadramento professionale, formazione e diritto allo studio, sicurezza sul lavoro, aumenti retributivi.
AUMENTO PARI AL 10% DELLA PAGA BASE
La richiesta economica consiste in un aumento pari al 10% della paga base a regime in quattro anni, declinata per livello di inquadramento, vale a dire – per fare alcuni esempi – a un incremento retributivo complessivo che al quarto anno sia pari a 2.053 euro annui per il 5° gruppo professionale II fascia, a 2.279 euro annui per il 3° gruppo I fascia, a 2.828 euro annui per il 1° gruppo professionale. Se traducessimo detti aumenti in quota mensile, la cifra dovrebbe essere divisa per tredici mensilità; ad esempio per il 3° gruppo I fascia l’aumento chiesto al quarto anno di 2.279 annui andrebbe diviso per 13, così da essere pari a un incremento mensile medio al quarto anno di 175 euro.
ALTRE RICHIESTE
Fra le altre richieste che hanno un indiretto rilievo economico, c’è quella di incrementare il contributo aziendale al fondo di sanità integrativa Fasif e al fondo di previdenza complementare, nonché quella di estendere e di incrementare le voci retributive corrisposte in occasione di turni che interessino le giornate del sabato o della domenica.
Sul versante prettamente normativo, si esprime la volontà di rafforzare la formazione professionale, il diritto allo studio e di migliorare gli istituti di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, ad esempio rendendo più fruibile il part time o introducendo le ferie solidali e la così detta banca ore, che consente di trasformare gli straordinari in permessi aggiuntivi, o adottando forme sperimentali di smart working e telelavoro.
Infine sul piano strettamente sindacale si propongono una serie di modifiche tese a rafforzare un’effettiva partecipazione dei lavoratori, attraverso i loro rappresentanti, alle scelte aziendali e all’organizzazione del lavoro, con un’attenzione particolare riservata al tema della sicurezza.
L’AZIONE SINDACALE
L’obiettivo di fondo è completare e rafforzare il percorso intrapreso anni or sono con la prima sigla del CCSL, che ha permesso di salvaguardare la presenza industriale, e con il successivo rinnovo del 2015, che ha dato una risposta salariale significativa attraverso la definizione di un nuovo sistema premiale. Sappiamo di doverlo fare in una fase di oggettiva incertezza, generata non solo da cambiamenti aziendali ma a ben vedere da trasformazioni profonde del mercato mondiale dell’auto e da un sostanziale protrarsi della crisi nel nostro Paese. Ma i pur legittimi dubbi sull’avvenire non possono paralizzare o rendere confusa l’azione sindacale. Anzi, maggiori sono le incertezze, più forte deve essere il nostro impegno per assicurare ai lavoratori una rappresentanza sindacale stabile e coerente, quel tipo di rappresentanza attraverso cui la Uilm ha già dimostrato di essere capace di affrontare tanto i momenti di crisi quanto quelli di sviluppo.