Dopo circa vent’anni l’insegna grigia e bianca con la scritta Ilva dello stabilimento tarantino è stata sostituita. Un dettaglio che non è passato inosservato e che probabilmente ha suscitato anche qualche magone e un po’ di nostalgia. Finisce così l’era dell’amministrazione straordinaria e inizia quella targata Arcelor Mittal.
Nel corso della conferenza stampa del 7 novembre a Taranto, il giovane amministratore delegato di Arcelor Mittal Italia, Matthieu Jehl, ha rassicurato lavoratori e cittadini: “Non c’è una tonnellata d’acciaio da produrre che vale se non possiamo tornare a casa in piena salute. Sicurezza, salute e ambiente per noi sono pilastri che vanno di pari passo con le performance della produzione”. Presenti alla conferenza stampa anche Marc Vereecke, coordinatore dei piani di investimento, Cristina Moro Marcos, Manager Reguoations e Technology e Patrizia Carrarini, direttore Comunicazione e Responsabilità aziendale.
“Abbiamo grandi ambizioni – ha continuato Jehl – e l’obiettivo di fare di ArcelorMittal Italia la migliore azienda del gruppo in Europa per quanto riguarda sostenibilità ambientale, sicurezza e performance”.
LA FALSA PARTENZA
Un approccio che si distacca completamente da quello dei Riva e che, almeno per il momento, piace ai più. Certo, la partenza sul piano della selezione del personale non è stata delle migliori e la Uilm non ha tardato a farsi sentire. Nei giorni scorsi i lavoratori, attraverso l’area personale del sito (MyIlva), hanno saputo che sorte gli fosse toccata: AM (temporaneamente in distacco per essere assunti dal primo gennaio 2019) o AS in cassa integrazione fino alla fine del piano ambientale (poi scatta la clausola di salvaguardia)?
“Ma non è questo il punto – spiega il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella – il problema è nel metodo: dopo l’accordo del 6 settembre non è stato fatto alcun confronto con le Rsu per l’applicazione corretta dello stesso sugli organici e sui criteri di selezione e aver collocato in cassa integrazione il maggior numero dei lavoratori delle Manutenzioni è stata una scelta grave e sbagliata, perché questi lavoratori sono indispensabili per il funzionamento degli impianti”. “Inoltre – aggiunge – è paradossale che su diversi impianti di esercizio per far fronte ai lavoratori in AS l’azienda abbia programmato diverse ore di straordinari, oltre a tutta una serie di violazione che stanno creando disagio”.
L’INCONTRO AL MISE
Temi che sono stati portati con forza all’incontro dell’8 novembre presso il ministero dello Sviluppo economico, dove Arcelor Mittal ha fornito i numeri occupazionali alla data del primo novembre.
Rispetto all’accordo che prevede in totale 10.700 distaccati da Ilva, ne sono stati presi 10.562 di cui 10.346 su 10.480 nelle unità produttive e 216 su 220 in Am Italy Maritime tra Taranto e Genova (si tratta della società che gestisce le navi della flotta Ilva). A Taranto, in particolare, su un organico di stabilimento previsto in 8.200 unità, ne sono state prese col distacco 8.132. A Genova, invece, mille su mille. A Novi Ligure 698 su 700 e 142 su 145 a Racconigi. “Il delta – hanno spiegato i rappresentanti di Arcelor Mittal – è legato al piano di esodo volontario che corre in parallelo”. Ci sono già state quasi 600 adesioni solo a Taranto per l’incentivo da 100mila euro lordi.
Tuttavia la Uilm ha voluto chiarire alcune anomalie che stanno creando problemi nell’attività di esercizio, in particolare nello stabilimento Ilva di Taranto.
CONFRONTO CON RSU
“E’ necessario e urgente – ha detto Palombella a margine dell’incontro – aprire un confronto serio e diretto con le nostre Rsu e i responsabili territoriali per valutare realtà per realtà, sito per sito, tutte le situazioni anomale e a nostro avviso insostenibili”. “Non possiamo lasciare soli i lavoratori – ha continuato – soprattutto quelli in cassa integrazione che in questi anni hanno già subìto il danno dell’inquinamento e oggi subiscono la beffa di essere sostituiti da altri. Vorrei a tal proposito puntualizzare che non ho nulla in contrario ad aziende terze storiche e riconosciute professionalmente, ma è chiaro che siamo contrari al ricorso ad aziende terze a fronte di migliaia di lavoratori in cassa integrazione”.
“La Uilm rifiuta fortemente qualsiasi logica di sostituzione, demansionamento e carico eccessivo di lavoro – ha aggiunto – dobbiamo provare invece a gestire questa fase di passaggio valorizzando e rafforzando quello che abbiamo fatto con l’accordo del 6 settembre, il cui valore per noi è fuori discussione”.
Dal canto suo AM ha accolto le richieste del sindacato e si è detta disponibile ad aprire un confronto e a correggere il tiro. “Un atteggiamento che non possiamo far altro che apprezzare e che siamo certi ci porterà presto a delle soluzioni”, ha concluso Palombella.