Al via dal primo novembre l’invio di mille lettere ai dipendenti dell’Ilva di Cornigliano, ma resta il nodo dei 474 dipendenti in cassa integrazione. L’operazione, infatti, non registra unità d’intenti tra tutte le parti in causa. La peculiarità di Genova è rappresentata da un accordo di programma che ha permesso la chiusura dell’area a caldo in cambio del mantenimento dell’occupazione. Intanto, dalla riunione del collegio di vigilanza di mercoledì 17 ottobre è emerso che “in aggiunta all’avvio delle procedure di esodo le società concedenti si impegnano a far sì che Società per Cornigliano assuma, dalla data di esecuzione fino alla data di cessazione dell’amministrazione straordinaria, siano a un massimo di 400 lavoratori Ilva”. Il collegio si è tenuto in presenza di ArcelorMittal, commissari Ilva, rappresentanti del governo, sindacati ed enti locali.
SODDISFATTI FIM E UILM
Nella precedente riunione in azienda dell’11 ottobre la Fiom aveva deciso di non partecipare, salvo poi fare dietro front, mentre Fim e Uim ne erano uscite soddisfatte. “Arcelor Mittal non farà altro che traslare tutte le attuali attività alla nuova società dal 1 novembre 2018 e le competenze delle relative professionalità verranno salvaguardate” scrivevano in una nota congiunta Antonio Apa e Alessandro Vella.
ACCORDO COMPATIBILE
“L’accordo del 6 settembre è compatibile con l’accordo di programma, perché abbiamo salvaguardato l’occupazione, il reddito dei lavoratori e inserito la clausola di garanzia – spiega Apa – per me le aree devono essere mantenute tutte, per il semplice fatto che domani la società si può sviluppare: sostenere oggi che le aree si devono ridurre la considero un’idiozia”. Nel frattempo a Cornigliano già in 80 hanno aderito agli incentivi di esodo volontario.
PIU’ RISORSE
Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, chiede più risorse per Società di Cornigliano: “Avevamo dato con Calenda, e confermiamo, la disponibilità di rendere Società per Cornigliano uno strumento che possa mitigare il problema di chi non sarà assunto da Am, ma è chiaro che affinché ciò avvenga la holding deve essere dotata di risorse finanziarie sufficienti, di una struttura adeguata e di una diversa regione sociale”. “Finché ciò non accade chi non viene assunto da Am non potrà che restate in Ilva As” ribadisce Toti che per questo motivo chiede al vice premier Luigi Di Maio un tavolo “parallelo” a Roma in cui poterne discutere.
“Credo – prosegue il presidente – che ci siano le condizioni per trasporre l’accordo del 6 settembre nell’accordo di programma: abbiamo cominciato oggi a lavorarci, ci ritroveremo nelle prossime settimane, ognuno con il proprio ruolo. Credo che sia un percorso ben avviato: d’altra parte il fallimento della trattativa sarebbe stato un danno ben peggiore per la città”.