Piombino “Made” in Jindal

Solo pochi giorni fa, il 7 settembre, il magnate indiano Sajjan Jindal è arrivato a sorpresa a Piombino in compagnia di sua moglie Sangita. Lo ha annunciato lui stesso con un tweet: “Visitato lo stabilimento di Piombino oggi. Il Gruppo JSW trasformerà questa unità in una struttura all’avanguardia. Sembra così bello essere qui”.

LA PRIMA NAVE

Una visita che succede solo di qualche giorno l’arrivo della prima nave dall’India, la Vega Lea proveniente da Chennai, che il 2 settembre ha attraccato puntuale con un carico da 18mila e 600 tonnellate di semiprodotto, che permetterà di cominciare la produzione di rotaie “made in Jindal” nello stabilimento ex Lucchini ed ex Aferpi. È il primo carico dopo il passaggio da Cevital al colosso indiano dell’acciaio. Ed era un carico molto atteso perché, dopo mesi di fermo totale, lo stabilimento può riprendere vita. Un nuovo carico è in arrivo in queste ore ed entro la fine del mese di ottobre è prevista la ripartenza del laminatoio vergella, alimentato con billette provenienti dall’Oman. Nei primi giorni di novembre è prevista anche la ripartenza del TMP per la produzione di barre.
Nelle scorse settimane, in realtà, era già avvenuta la riaccensione del forno del treno rotaie per laminare alcuni blumi ereditati da Cevital, necessari a soddisfare 45mila tonnellate di ordini rimasti inevasi.

LA RIPARTENZA

“Adesso ci sono le condizioni, con un imprenditore siderurgico dell’esperienza di Jindal, per rinascere e ridare un futuro siderurgico e nuove prospettive di lavoro al nostro territorio”, ha commentato Lorenzo Fusco, segretario Uilm di Livorno.
Jindal ha confermato l’interesse strategico del gruppo per lo sviluppo e l’ampliamento del porto e l’obiettivo finale di “far diventare l’ex Lucchini un’acciaieria leader in Europa”.
Un progetto ambizioso che accresce la necessità che avvengano nel più breve tempo possibile le rotazioni del personale al lavoro, sia per una questione sociale che per salvaguardare la professionalità dei lavoratori e dare risposte certe al personale che da anni è rimasto fuori dal ciclo produttivo. Come Uilm abbiamo chiesto un’accelerazione dei tempi d’inizio degli smantellamenti degli impianti dismessi e la realizzazione a breve dei forni elettrici, riducendo al minimo gli studi di fattibilità in modo da poter tornare a colare acciaio a Piombino con i necessari investimenti. Nel frattempo una quarantina di lavoratori degli impianti dell’acciaieria e della cokeria, fermi da ormai oltre quattro anni, sono rientrati in fabbrica.
“Adesso ci aspettiamo l’annuncio dell’arrivo di semiprodotto costante per tutti i treni di laminazione, così da potere aggredire il mercato e riprendere quei clienti persi ormai da troppi anni”, aggiunge Fusco. Decisiva sarà la conferma a fine settembre – quando è prevista la presentazione delle offerte – di un cliente come Ferrovie dello Stato. Ovviamente sarà importante anche il prezzo con il quale sarà fornito il semiprodotto per rendere il nostro stabilimento competitivo sui mercati, nell’attesa di tornare a produrre a Piombino l’acciaio necessario.

LA CASSA INTEGRAZIONE

E infine c’è tutto il tema degli ammortizzatori sociali che dovranno accompagnare i tempi (non brevi) della ristrutturazione. Una priorità condivisa dalla stessa azienda. Ecco perché è fondamentale l’apertura di un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico, proprio perché servono garanzie sulla proroga dell’attuale decreto per la cassa integrazione speciale. “Noi siamo pronti – conclude Fusco – e i lavoratori di Piombino sapranno sicuramente farsi apprezzare per competenza e serietà”.

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