“Le linee guida che ci hanno presentato oggi i commissari straordinari di Acciaierie d’Italia non sono condivisibili nè sul metodo nè sul merito perché si fa solo la fotografia della situazione attuale, non dando le necessarie certezze per il futuro. Le linee guida del piano industriale che verrà presentato all’Unione europea per chiedere il prestito ponte non ci soddisfano e non garantiscono una solida prospettiva produttiva e occupazionale perché abbiamo tre altoforni che hanno pochi anni di vita e non ci sono alternative adeguate. Inoltre, i due forni elettrici prospettati, che entrerebbero in funzione non prima di tre anni, non potranno garantire una produzione sufficiente ad assicurare il futuro e la sostenibilità dell’ex Ilva. Solo il rifacimento dell’Afo 5, con le migliori tecnologie ecosostenibili e con una produzione annua di 4 milioni di tonnellate, ci darebbe una solida prospettiva industriale, produttiva e occupazionale. Ma il Governo ha detto che non è fattibile per l’eccessivo costo e per le attuali regole europee, mentre si preferisce spendere centinaia di milioni di euro per il rifacimento di altoforni che avranno una vita breve. A due mesi dall’avvio dell’amministrazione straordinaria non vediamo nessun miglioramento tangibile rispetto alla precedente gestione fallimentare. Si continua a navigare a vista, senza alcuna certezza e tutto questo è inaccettabile”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
“Dal Governo e dai commissari – aggiunge il leader Uilm – non abbiamo ricevuto nessuna garanzia sui lavoratori dell’appalto e sui crediti pregressi delle aziende dell’indotto che stanno avendo delle difficoltà a riceverli. Per noi resta valido l’accordo del 2018, l’unico firmato dalle organizzazioni sindacali, che garantisce l’occupazione per tutti, compresi i 1.500 lavoratori in Ilva As”.
“Nell’incontro ci è stato detto che nelle prossime settimane le aziende che hanno manifestato interesse per l’acquisto dell’ex Ilva faranno visita negli stabilimenti – continua Palombella – ma alle attuali condizioni, con impianti fermi e fatiscenti, rischiamo di far scappare i potenziali compratori”.
“Rimaniamo in attesa di conoscere il dettaglio del piano industriale per arrivare a un giudizio definitivo – conclude – siamo consapevoli delle difficoltà e della situazione disastrosa ma ci aspettavamo più concretezza”.