Il 9 giugno scorso, le Organizzazioni Sindacali e le RSU hanno incontrato l’AD del Gruppo, per valutare lo stato di avanzamento del piano industriale, ed esaminare i risultati conseguiti dal Gruppo.
È stato evidenziato un ritardo complessivo di un anno sulla realizzazione degli obiettivi, causato essenzialmente dalla rettifica del piano sulle attività finance, che è costata una correzione a bilancio di circa 50 milioni di euro.
Sono considerate strategiche le ultime acquisizioni completate con BE Shaping The Future ed Atlantic, che da sole apportano al Gruppo un aumento di circa 40 milioni di euro di Ebidta, anche se si è resa necessaria l’emissione di un ulteriore bond che aumenta il livello già alto di indebitamento dell’azienda.
La direzione, tuttavia, non vedendo all’orizzonte altre operazioni di questa entità, conta sul buono stato di cassa per ridurre progressivamente i debiti.
Stessa volontà di riduzione è stata dichiarata riguardo le consulenze, che ad oggi cubano circa quanto un terzo dell’intera spesa per il personale.
Le assunzioni sono state circa 1500 per il 2022, e l’azienda conta di continuare a crescere con altre 1700 circa nel 2023, anche se ha annunciato una politica prudenziale di contenimento dei costi, data dall’incertezza che coinvolge il settore, che se prima era dato in crescita del 7%, adesso soffre di una volatilità di previsioni.
L’AD ha quindi ribadito di aver raccomandato una gestione oculata delle spese non strategiche.
Le Organizzazioni Sindacali e le RSU hanno avuto modo di esporre le loro perplessità partendo da alcune semplici considerazioni:
- l’indebitamento e gli alti tassi applicati ci preoccupano e crediamo che debbano essere affrontati così come la diminuzione delle spese per consulenze;
- il contenimento dei costi non può essere in nessun modo sinonimo di contenimento delle politiche redistributive del reddito, che in questa azienda devono necessariamente essere
migliorate: se infatti da un lato sono stati distribuiti 90 milioni agli azionisti, crediamo che siano necessari segnali analoghi verso le lavoratrici e i lavoratori;
- non deve essere assorbita la tranche di aumento della paga base, prevista dal CCNL per il mese di giugno, che ha il compito di preservare il potere di acquisto e che tra l’altro vanificherebbe la politica di salary review tanto declamata dall’azienda, che alla fine si tradurrebbe in un mero anticipo degli aumenti contrattati dalle Organizzazioni Sindacali con il CCNL.
- la necessità di risposte economiche sulla trattativa di rinnovo del contratto integrativo di Gruppo, che deve produrre risultati concreti e sostanziali a partire dal 2023.
In questo contesto sono anche stati comunicati i dati relativi al Premio di Risultato 2022, che vedrà una erogazione di 654,10€ per gli aventi diritto (977,80€ per gli ex Infogroup). La bassa performance del PdR, dovuta al rallentamento del piano industriale che ha cubato circa 199 milioni di euro rispetto ai 243 preventivati, è un problema ulteriore che rende ancora più necessarie soluzioni compensative da trovare nell’integrativo: si tratta del PdR di gran lunga più basso da quando è stato istituito nel 2009.
L’AD ha comunicato l’obiettivo per il 2023 di 278,700 milioni di euro, pari quindi ad una crescita anno su anno di circa 80 milioni di euro per tutto il Gruppo, accompagnata da una trasformazione culturale che avrà però una durata più protratta nel tempo rispetto all’obiettivo annuale, e che vedrà una sempre maggiore integrazione delle strutture verticali cui sono affidati i principali settori di intervento del Gruppo (finance, enterprise, government e Municipia) con quelle orizzontali (System Integration, Digitech, Industry Excellence).
La valutazione sindacale è molto critica, perché sebbene metà del risultato sia già garantito dal contributo di BE e di Atlantic, tale obiettivo rappresenterebbe comunque il doppio del miglior andamento di crescita degli anni passati. Per questa ragione, infatti, crediamo che anche la struttura del PdR debba essere oggetto di necessarie modifiche affinché la redistribuzione dei risultati non sia preclusa da criteri difficilmente condivisibili tra le parti e fuori dal controllo reciproco.
In questo senso, dopo aver espresso ai massimi vertici aziendali le nostre preoccupazioni e aver chiarito le nostre richieste, contenute anche nella piattaforma, aspettiamo adesso le necessarie risposte al tavolo della trattativa, che continuerà la prossima settimana il 21 giugno.
Finora le parti hanno lavorato per avvicinare le posizioni sulla parte normativa, sulla quale crediamo ci sia la possibilità di trovare il modo di innovare positivamente i trattamenti, tuttavia, è sulla parte economica che adesso devono essere concretizzati segnali di discontinuità col passato, per dare seguito al giusto riconoscimento dei risultati creati dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Saranno presto convocate le assemblee in tutte le sedi per condividere le nostre valutazioni sull’andamento della trattativa e sostenere le nostre legittime richieste.
Fim, Fiom, Uilm nazionali