Nel prossimo mese di giugno, verranno riconosciuti gli aumenti della paga base previsti dal CCNL in vigore.
Se saranno confermate le previsioni, l’aumento medio mensile, per un ex quinto livello attuale C3 e naturalmente riparametrato su tutti i livelli contrattuali, dal 1° giugno 2023 sarà di circa 80 euro, anziché 27 euro.
Il CCNL sottoscritto il 5 febbraio del 2021 e in scadenza il 30 giugno 2024, prevede, durante la vigenza del contratto, un meccanismo di garanzia sui minimi nel caso in cui l’inflazione registrata a consuntivo sia maggiore degli aumenti salariali previsti al momento della sottoscrizione del contratto. Questo significa che a giugno 2023, dal momento che l’inflazione registrata dall’ISTAT nel 2022 è stata più elevata di quanto previsto alla firma del CCNL, le parti firmatarie si incontreranno per adeguare i minimi sulla base dell’Indicatore IPCA al netto degli energetici importati.
Sarà a tutti evidente, per il peso che l’inflazione ha sulla vita di ciascuno che la clausola di salvaguardia assume una rilevanza strategica proprio a seguito dell’aumento dei costi, che stanno erodendo il salario delle lavoratrici e dei lavoratori e che il contratto nazionale rappresenti un elemento essenziale per difendere il potere di acquisto, rappresentando un aiuto per le lavoratrici e i lavoratori e le loro famiglie.
L’eventuale assorbimento significherebbe annullare l’effetto degli aumenti sulle buste paga e lasciare i lavoratori in difficoltà, pregiudicando proprio le finalità della contrattazione collettiva nazionale e la sua funzione di tutela e salvaguardia dall’aumento dei costi.
Fim, Fiom, Uilm hanno richiesto un incontro all’Azienda, per affrontare il tema chiedendo che l’Azienda non assorba gli aumenti del contratto nazionale garantendo la salvaguardia delle retribuzioni delle lavoratrici e dei lavoratori Engineering.
Coordinamento nazionale Rsu
Fim, Fiom, Uilm nazionali