Gli ultimi quattro anni sono stati molto instabili e hanno accresciuto il vantaggio competitivo delle imprese cinesi rispetto a quelle europee. Al contempo il mercato degli elettrodomestici in Europa, dopo un piccolo boom del 2021 che lo aveva portato a 98 milioni di unità, è entrato in una fase di pesante contrazione raggiungendo 80 milioni di unità nel 2023, livello che dovrebbe confermarsi anche nel 2024. Electrolux, di conseguenza, ha perso volumi e redditività, con un Ebit passato dallo 8,1% del 2021 al 2,4% del 2023, e quindi ha intrapreso una strategia di rilancio.
Secondo la multinazionale le principali azioni intraprese consistono innanzitutto in una grande attenzione rivolta alla qualità del prodotto, ma anche in una progressiva riduzione delle emissioni di CO2 nel ciclo produttivo, cosa che la multinazionale pensa possa valorizzare il brand, nonché in una forte riduzione dei costi, nel cui ambito si inscrive il piano globale di 3.000 esuberi.
È stato poi effettuato un focus per stabilimento. A Porcia nel 2023 sono stati effettuati 20 milioni di euro di investimenti e nel 2024 ne verranno spesi 12 milioni; mentre i volumi sono passati dai 966 mila pezzi del 2022 ai 613.000 del 2023, con una previsione di 707.000 nel 2024. A Susegana gli investimenti ammontano a 62 milioni di euro nel 2023 e 43 milioni nel 2024; i volumi sono passati dagli 883 mila pezzi del 2021 agli 587 mila del 2023, con una previsione di 605 mila del 2024. A Solaro gli investimenti del 2023 hanno ammontato a 26 milioni di euro e nel 2024 ammonteranno a 31 milioni; i volumi sono passati dagli 855.000 pezzi del 2021 ai 587 mila del 2023, mentre nel 2024 sono previsti 658 mila. A Forlì gli investimenti 2023 e 2024 sono pari rispettivamente a 5 milioni e a 8 milioni di euro; i volumi hanno subito un calo particolarmente importante dai quasi 2 milioni del 2021 ai 1,2 milioni del 2023 con una previsione stabile per il 2024. A Cerreto d’Esi gli investimenti sono pari a 3 milioni di euro sia per il 2023 sia per il 2024; i volumi sono calati da 130 mila del 2021 a 97 mila del 2023, con una previsione al rialzo però a 114 mila nel 2024.
La multinazionale ha sottolineato, nei confronti del Governo, la necessità di alcuni interventi sui fattori di competizione quali ad esempio il costo della energia; verso i lavoratori invece si chiede forte flessibilità nella definizione dei calendari per fronteggiare la volubilità del mercato.
Come sindacato al Governo abbiamo chiesto di continuare a seguire la vicenda di Electrolux, affinché le future scelte societarie e industriali siano oggetto di attenzione non solo sindacale ma anche istituzionale. La vertenza Electrolux deve anzi servire a fornire elementi e risconti concreti alle politiche di settore. Piuttosto che incentivi al consumo a pioggia, servono difatti incentivi mirati per le imprese che investono e producono in Italia, riportando in Italia quanto è stato delocalizzato; gli stessi incentivi al consumo dovrebbero essere riservati alle apparecchiature prodotte dalle imprese che hanno un bilancio di responsabilità sociale positivo. Serve sgravare di ostacoli e di oneri quelle imprese che fanno ricorso ad ammortizzatori sociali conservativi per superare la crisi, ma al contempo penalizzare davvero quelle imprese che scelgono di licenziare e di chiudere.
Ad Electrolux chiediamo invece di riportare volumi in Italia, nonché un utilizzo più saggio della cassa integrazione ordinaria, evitando utilizzi della CIGO ad ore anziché a giornata. Più in generale chiediamo confronti trasparenti in azienda sugli sviluppi dei piani industriali e sulle riorganizzazioni in atto.
Il giorno 21 marzo è previsto un incontro con la Direzione di Electrolux sulla procedura di licenzianti aperta. Naturalmente il nostro obiettivo sarà trovare un accordo che scongiuri il rischio di licenziamenti unilaterali. Al contempo è necessario dare seguito al tavolo dell’elettrodomestico del 22 febbraio in sede ministeriale con il coinvolgimento anche di Electrolux.
Uffici Stampa Fim Fiom Uilm