Scrivevamo a giugno dopo la conclusione della trattativa sul PDR:
“All’Azienda che ha fatto della scelta dell’unico indicatore un fattore pregiudiziale della trattativa la responsabilità di dimostrare alle lavoratrici e ai lavoratori l’affidabilità degli impegni presi verso una certa redistribuzione degli importanti utili che sta facendo.
La conferma sarà immediatamente dopo l’estate quando saranno resi noti i risultati del 2024 sui quali l’Azienda si è impegnata.”
Lungi da voler fare le Cassandre, poiché avevamo dato credito all’Azienda di aver condotto responsabilmente una trattativa con l’intento di ridistribuire gli utili e non certo circonvenire gli obiettivi assegnati alla contrattazione, scopriamo che la stessa ha fallito il primo appuntamento con se stessa.
Sempre che di fallimento con un risultato di 40 milioni di utili, sicuramente il più alto dell’ultimo decennio, si possa parlare.
Eppure oggi l’Azienda si presenta al tavolo sindacale sostenendo candidamente che siccome è cresciuta solamente dell’8.7% ahinoi non sono stati raggiunti gli obiettivi e non c’è quindi nulla da festeggiare alias nulla da elargire.
Ma facciamo un passo indietro nel momento in cui il negoziato si concluse e l’Azienda ci rassicurò: l’obiettivo è sfidante ma assolutamente raggiungibile.
Bene, oggi, ampiamente rappresentata al tavolo per quanto attiene gli approfondimenti sul bilancio (chiuso a marzo ’24), l’Azienda ci dice candidamente che non sono emersi, durante la chiusura di esercizio, scostamenti rilevanti sul bilancio che non hanno permesso il raggiungimento del 9,7% che era l’obiettivo minimo per raggiungere il premio di risultato.
Ergo, se la logica ci assiste, l’Azienda stessa dimostra, dati alla mano, che quando ha confermato gli obiettivi del PDR che ha imposto come conditio sine qua non per la firma dello stesso, era in condizione di sapere che il 3% di crescita in più, rispetto all’anno 2024 non sarebbe stato raggiunto.
Molte sono le considerazioni che si potrebbero fare in un contesto in cui con ricavi record le controparti fanno saltare i tavoli nazionali e aziendali avide di quanto incassato e genuflesse solo agli azionisti… noi speriamo tuttavia ancora di sbagliarci e poter continuare ad annoverare DXC nella schiera delle aziende che riconoscono il ruolo del sindacato e della contrattazione collettiva.
Per questo auspichiamo che l’Azienda vorrà, a partire dal tavolo convocato nelle prossime settimane con l’AD, tornare sulle sue posizioni e trovare una soluzione condivisa che consenta di poter riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori la loro debita fetta di un risultato straordinario raggiunto dall’impresa, non con una pacca sulle spalle.
Nell’attesa saranno convocate in tutte le sedi le assemblee del personale per illustrare nel dettaglio il confronto con l’Azienda e prendere insieme tutte le necessarie decisioni per far si che DXC ponga rimedio alla conclamata impostazione fallimentare che ha voluto imprimere agli accordi di maggio.
Fim, Fiom, Uilm nazionali