“Con oltre 170mila metalmeccanici il Piemonte è un territorio strategico che vede soprattutto eccellere il comparto dell’auto e della componentistica, dove sono occupati oltre 56mila lavoratori in circa 700 imprese per un fatturato annuo di 20 miliardi di euro. Come sapete tutti il 12 aprile abbiamo dichiarato uno sciopero unitario proprio a Torino per chiedere la salvaguardia e il rilancio di quello che rappresenta ancora il primo settore industriale italiano”. Così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella.
“Rivendichiamo nei confronti di Stellantis – sottolinea Palombella – un nuovo modello per Mirafiori, che si deve aggiungere alla 500 elettrica e sopperire alle gamme Maserati che stanno uscendo di produzione. Inoltre, occorre evitare che le sinergie derivanti dalla fusione espongano al rischio di licenziamento i lavoratori impegnati nelle attività di ricerca e di amministrazione. Infine, chiediamo una strategia per supportare le imprese dell’indotto, i cui lavoratori sono esposti ai rischi maggiori, come dimostra la vertenza della Lear aperta al Mimit, ma anche quella della Del Grosso”.
“Difficoltà – aggiunge – si vivono anche nel cuneese e nel biellese, dove ci sono altre aziende più piccole a rischio di chiusura, come Obem e OMR, sempre legate all’automotive. Lo stesso accade nei territori di Asti, Novara, Vercelli e Alessandria. Desta preoccupazione la Travi e Profilati di Pallanzo, del gruppo Duferco di Brescia e ovviamente pesa la crisi dell’ex Ilva. Va bene invece il comparto orafo artigiano e hanno un andamento positivo i settori aerospazio e ferroviario, sia dal punto di vista produttivo che occupazionale”.
“Come sapete noi metalmeccanici ci apprestiamo a rinnovare il CCNL Federmeccanica-Assistal – spiega Palombella – che interessa 1,4 milioni di lavoratori e si applica anche nelle aziende della componentistica legata all’automotive. La piattaforma che abbiamo elaborato con Fim e Fiom è fatta di 11 punti, tutti importanti, ma noi ci siamo caratterizzati sulla richiesta salariale di 280 euro complessivi nel triennio al livello medio e per l’avvio della sperimentazione della riduzione orario di lavoro a 35 ore settimanali. L’obiettivo è quello di restituire ai lavoratori dignità e potere d’acquisto, ma anche quello di utilizzare la riduzione dell’orario di lavoro come strumento concreto per la gestione delle crisi industriali. Siamo convinti – conclude – che ancora una volta saremo in grado di rompere i pregiudizi e porteremo a casa un buon contratto”.