“Il territorio delle province di Milano Monza-Brianza rappresenta la spina dorsale del settore metalmeccanico, con oltre 130 mila lavoratori occupati in molti comparti, tra cui automotive, siderurgia, elettronica, elettrodomestico e tanti altri. È una realtà costituita in gran parte da piccole e medie imprese che stanno ancora pagando gli effetti del cari energia e gas, con conseguenti rallentamenti produttivi. Inoltre si aggiungono la scarsità di materie prime, a causa prima della pandemia e oggi della guerra in Ucraina, il rallentamento del mercato dopo il rimbalzo del 2021 e la difficoltà a reperire personale specializzato. Infine nelle ultime settimane si è registrato un aumento del ricorso alla cassa integrazione, pur rimanendo lontani dai livelli pandemici. Allo stesso tempo ci sono numerose aziende che, nonostante le difficoltà, continuano a investire in nuovi prodotti, tecnologie e impianti, assumendo personale e allargando il proprio mercato di riferimento. Ci sono sfide epocali da vincere nei prossimi anni, a partire dalla transizione ecologica, e solo con politiche industriali solide, che mettano al centro la manifattura italiana, potremo avere opportunità di sviluppo ed evitare gravi conseguenze occupazionali”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, al Consiglio territoriale Milano-Monza-Brianza.
“La recessione economica che si sta avvicinando, il calo dei consumi e degli ordini per le aziende – continua il leader Uilm – sono segnali preoccupanti che devono vedere una risposta strutturale da parte del Governo e dei ministri competenti per combattere l’incertezza futura”.
“La scelta di organizzare un consiglio territoriale nel bunker Breda di Sesto San Giovanni, in una delle più importanti ex fabbriche del territorio – prosegue – vuole significare che bisogna l’Italia deve ripartire necessariamente dal settore manifatturiero, altrimenti il prezzo maggiore verrà pagato dai lavoratori metalmeccanici”.
“La Lombardia rappresenta la seconda regione italiana per il settore automotive – spiega – con circa 100mila addetti totali nell’intera filiera, di cui 70 mila in aziende artigiane. Proprio questo ultimi, se si continuerà a non governare la transizione ecologica, saranno quelli più in difficoltà. Infatti in Lombardia si stimano circa 20 mila posti a rischio, un dato allarmante e inaccettabile”.
“Dal nuovo Governo ci aspettiamo un cambio di passo sulle politiche industriali – conclude – con programmi e investimenti strutturali, che vadano a ridisegnare interamente le filiere industriali salvaguardando l’occupazione e il patrimonio produttivo, a partire da quelle che saranno maggiormente colpite come l’automotive. Autonomia energetica e di materie prime, infrastrutture capillari e il controllo dell’intera filiera produttiva. Il 2035 è vicino, bisogna recuperare il tempo perso, sono in ballo migliaia di posti di lavoro e interi comparti industriali. L’Italia non può sbagliare, noi come organizzazione sindacale continueremo a fare la nostra parte”.
Ufficio Stampa UILM