Congresso Uilm Trieste; Palombella (Uilm): “Territorio di una ricchezza inestimabile da salvaguardare. La transizione sia un’opportunità”

“Dopo due anni di pandemia, poi una guerra che non sembra volersi fermare, la situazione del comparto metalmeccanico della Venezia Giulia vive ancora alcune criticità. Per quanto riguarda la siderurgia, la Ferriera di Servola con Arvedi è un’azienda importante per questo territorio e la Uilm ha avuto un ruolo attivo nella firma di accordi che garantissero lavoro e tutela ambientale nella riconversione industriale avviata nel 2020. La realizzazione dei nuovi impianti di verniciatura e zincatura sarà ultimata entro la fine dell’anno e con essi è previsto il rientro al lavoro del personale ancora in Cigs”. Così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella.

“Tra Trieste e Monfalcone – aggiunge – Fincantieri rappresenta la più grande realtà industriale della Regione con circa 2.600 addetti. Dopo anni di difficoltà, oggi è una tra le poche grandi aziende italiane ad avere una situazione stabile e con carichi di lavoro a lungo termine. Ci preoccupa, tuttavia, il cambio di vertice a cui chiediamo la conferma di tutti gli investimenti sulla crocieristica. Inoltre, dobbiamo rinnovare il contratto integrativo, stiamo conducendo una trattativa che dovrà necessariamente avere una accelerata”.

“Wartsila con mille dipendenti – spiega Palombella – è ancora la principale industria del territorio triestino, che ci preoccupano le prospettive future dell’azienda finlandese e dobbiamo vigilare affinché l’azienda metta in atto nuove strategie e soluzione industriali in Italia. La transizione ecologica giocherà un peso non indifferente ed è per questo che stiamo chiedendo alla politica un’attenzione maggiore e una programmazione ragionata affinché questa diventi un’opportunità”.

“Nella sfida della transizione c’è anche il digitale che rivestirà un ruolo fondamentale. La vertenza Flex in pochi giorni è diventata la crisi più importante di tutto il territorio. L’azienda vuole infatti dismette parte della produzione che il sito triestino svolge per conto di Nokia, questo vorrebbe dire 280 esuberi su 570 lavoratori tra diretti e somministrati. Noi metteremo in campo ogni azione possibile per tutelare la catena industriale e i posti di lavoro”, conclude.