“Lecce, come altre realtà del Paese, si trova nel mezzo di un momento difficile per il mondo del lavoro con fabbriche che chiudono, esuberi, cassa integrazione e licenziamenti. La pandemia prima e la guerra dopo hanno portato all’aumento vertiginoso dei costi dell’energia elettrica e delle materie prime, e questo rischia di strozzare la produzione. Le imprese procedono ormai diffusamente alla riduzione o al blocco delle attività”. Così *Rocco Palombella*, Segretario generale Uilm.
“Prima di tutto questo – spiega il leader dei metalmeccanici della Uil – la Puglia aveva sul tavolo ben 39 crisi aziendali che coinvolgevano circa 4mila lavoratori. E mentre si allunga l’elenco delle imprese che cessano l’attività e procedono a licenziare, la politica è distante, immobile. Il sindacato si mobilita, ma il governo non risponde. Emblematica la desertificazione del territorio per mano della xilella”.
“Eppure – aggiunge – nel territorio leccese ci sono asset importanti come il settore delle macchine movimento terra e agricole dove operano CnhI e Aim di proprietà di Ovv, l’automotive per Lasim, l’aerospazio per Leonardo, e anche Supermonte per lavorati in acciaio, Dfv, Mec Officine, Italboats e Lunito per il comparto nautico e molteplici aziende connesse al settore metalmeccanico”.
“Un grande territorio – dice ancora Palombella – con una straordinaria tradizione di impresa e di lavoro, ha assoluto bisogno di sviluppare relazioni industriali efficienti. Ancora di più in questa delicata fase di ripresa su cui gravano tante incognite, tra cui quella della transizione ecologica che se non governata rischia di creare danni irreparabili sul piano occupazionale”.
“In un quadro così difficile e complesso occorre sbloccare gli investimenti e rilanciare una crescita che generi benefici da redistribuire su salari, pensioni e famiglie. Un nuovo patto per Lecce per costruire le basi della ripartenza e dare impulso a un modello di sviluppo più solidale, competitivo, partecipativo”, conclude.