“Dopo la vendita di Indesit a Whirlpool, che provocò la perdita di numerosi posti di lavoro, questo territorio ha visto il fallimento della A. Merloni, con il passaggio di 750 dipendenti alla J&P, le continue ristrutturazioni della Best, oggi acquisita da Electrolux con il sacrificio di 600 posti di lavoro, la C.B. chiusa, Tecnovind fallita, e numerose aziende dell’indotto chiuse o in difficoltà. Non possiamo dimenticare la vicenda di Elica che voleva delocalizzare in Polonia annunciando la messa in mobilità di 409 lavoratori sui 560 presenti nei siti di Cerreto e Mergo. Dopo una lotta durata quasi nove mesi, siamo riusciti a invertire i numeri. Saranno 400 i lavoratori a continuare l’attività produttiva a fronte di 150 che volontariamente possono decidere di fuoriuscire con gli incentivi”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
“La dichiarazione di Whirlpool di volersi disimpegnare dall’Europa – aggiunge il leader dei metalmeccanici della Uil – è arrivata come una doccia fredda. Non solo stiamo chiedendo un incontro alla multinazionale e al Governo, ma stiamo insistendo per una politica di settore e per la istituzione di una Agenzia degli approvvigionamenti”.
“Nello jesino e nell’anconetano – continua – l’ultima vertenza importante in ordine di apparizione è stata quella della Caterpillar, con a rischio 189 posti dopo la dichiarazione l’11 dicembre scorso, della chiusura del sito produttivo. Il Mise dietro le nostre pressioni è riuscito a trovare una reindustrializzazione con la ditta IMR operante nel settore dell’automotive che ha deciso di portare delle produzioni inizialmente ipotizzate in Polonia”.
“Il settore dell’automotive, come sappiamo – spiega Palombella – è il più colpito dalla transizione ecologica e se il governo non prende di petto la situazione programmando per tempo come gestire questa fase così delicata rischiamo danni incalcolabili sul piano occupazionale”.
“Per quanto riguarda CNHI Jesi, dopo una fase di difficoltà, è stata rivalutata dalla Direzione torinese tanto da aver ricevuto nuove produzioni e aver aumentato la forza lavoro anche con trasformazione di numerosi contratti a tempo indeterminato. Idem Fincantieri che ha trovato nuove commesse e oggi lavora a pieno ritmo. Tuttavia, ci dobbiamo augurare la fine della Guerra nel più breve tempo possibile altrimenti il reperimento delle materie prime potrebbe diventare un problema più serio”, conclude.