“La dichiarazione di CNH Industrial, secondo cui sta riconsiderando il piano industriale degli stabilimenti di Brescia e di Lecce, rischia di mettere in discussione gli impegni assunti con l’accordo del 10 marzo 2020. Esortiamo il Governo a interloquire immediatamente con i vertici di CNH Industrial, anche perché c’è il fondato timore che offerte allettanti da parte di altri paesi europei possano dirottare gli investimenti previsti per il nostro Paese, a iniziare da quelli sulla trazione elettrica dei camion. Siamo consapevoli che l’emergenza covid sta provocando un terremoto economico, ma proprio per questo occorre una politica industriale efficace, altrimenti avremo desertificazione industriale e tragedie occupazionali, non solo in CNH Industrial”. Lo dichiara Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto al termine dell’incontro tenutosi in videoconferenza con il Ministero dello Sviluppo economico.
“La posizione di CNH Industrial – spiega Ficco – è molto preoccupante sia da un punto di vista formale, poiché potenzialmente viola l’accordo del 10 marzo 2020 sottoscritto con il sindacato e condiviso dallo stesso Ministero dello Sviluppo economico, sia dal punto di vista sostanziale, giacché apre un interrogativo sul futuro di due stabilimenti storici in cui lavorano oltre 2.700 persone, 2.000 a Brescia e 700 a Lecce, senza considerare l’indotto. Nutriamo il timore di un disimpegno progressivo di CNH Industrial dall’Italia, se consideriamo che già il sofferto accordo del 10 marzo prevede la cessazione della produzione a Pregnana e la riorganizzazione di San Mauro e che Foggia resta esposta ai rischi connessi al venir meno della commessa di motori per Sevel”.
“Oramai – conclude Ficco – non si tratta più di casi isolati: il susseguirsi di multinazionali che si disimpegnano dall’Italia, violando impegni precedentemente assunti, dimostra che siamo privi di una politica industriale e che il Governo non è minimamente in grado né di incentivare chi investe né di penalizzare chi abbandona il nostro Paese. A confronto con le altre potenze industriali, che sostengono le loro imprese, stiamo facendo la fine del vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro”.
Ufficio Stampa Uilm