Nell’incontro tenutosi oggi in videoconferenza, Bosch ha illustrato la situazione determinata dalla emergenza covid-19. Dopo la lunga chiusura, che ha riguardato la maggioranza degli stabilimenti italiani, l’attività è ripresa con le necessarie misure di sicurezza nelle aree produttive (quali dotazione di mascherine, sanificazione periodica, distanziamento di 1,5 metri, istallazione di divisori. Negli uffici prosegue invece un ampio ricorso allo smart working, che permarrà almeno fino a settembre. Due siti, quello di Crema e quello di Bari, sono stati inseriti anche in un programma di test sierologici veloci.
L’effetto sul fatturato dell’emergenza è stato molto rilevante ed ha inciso su un 2019 già in rallentamento. In particolare marzo ha visto una caduta delle vendite di circa il 17% rispetto all’anno precedente ed anche aprile è stato caratterizzato da analoga situazione; gli ordini sono ripresi da maggio. L’automotive ha avuto una forte ripresa inizialmente solo in Asia e ora anche in Europa, anche se purtroppo si è in dubbio sulla sua strutturalità. Gli altri settori si sono ripresi più velocemente e comunque hanno subito cali inferiori.
Un tema di fondo che si pone nell’automotive concerne il futuro della mobilità, che si caratterizzerà sempre più come personalizzata, autonoma, connessa e elettrificata e ciò pone un evidente rischio occupazionale, giacché il 70% dei lavoratori è impegnato nella produzione di motori termici o suoi componenti e l’equivalente motore elettrico richiede un contenuto di lavoro assai inferiore. Bosch possiede tecnologie in qualsiasi ambito di propulsione, ma prosegue la ricerca anche nel segmento tradizionale del motore termico, giacché a fine decennio si prevede che il 75% dei veicoli avrà ancora un motore termico, del resto sempre meno impattante dal punto di vista ambientale.
La Uilm sta rivendicando in ogni sede istituzionale la opportunità di incentivare le vetture meno inquinanti a prescindere dal tipo di propulsione utilizzata, dismettendo l’atteggiamento di demonizzazione del diesel e governando le trasformazioni in modo equilibrato e attento alle ricadute industriali.
A Bosch la Uilm chiede di accelerare il processo di diversificazione, nell’ambito di un’equilibrata suddivisione delle produzioni. C’è infatti il forte timore che in mancanza di interventi veloci e significativi possa essere a rischio il futuro degli stabilimenti automotive. In particolare per la fabbrica di Bari urge riprendere quei ragionamenti che erano stati intrapresi anche con il Ministero dello Sviluppo economico e applicare il principio di solidarietà fra siti.
A settembre confidiamo che il confronto possa riprendere approfondendo le prospettive industriali e aprendo un focus sullo stabilimento di Bari.
Uilm Nazionale