Il 29 ottobre durante l’evento di aggiornamento aziendale degli associati, tenuto nella sede centrale di Shillerhohe, Volkamar Denner CEO di Bosch ha annunciato ampie misure di contenimento dei costi partendo dalla riduzione di posti di lavoro.
Nel 2019 la Bosch prevede di chiudere le entrate per oltre 77 miliardi di euro, in linea con i valori dell’anno precedente, ciò nonostante si prevede una riduzione degli utili di circa la metà rispetto allo scorso anno.
Il settore a soffrire di più è quello della componentistica dell’auto con la produzione delle tecnologie diesel in forte calo per effetto della pesante riduzione delle immatricolazioni sul mercato Europeo e Indiano, sebbene si siano ottenute commesse per 13 miliardi nella mobilità elettrica.
Denner ha però voluto precisare che la riduzione di personale, che riguarderà tutte le divisioni, verrà fatta nel “modo Bosch” ovvero il più socialmente accettabile.
Per FIM, FIOM e UILM non esiste nessuna modalità che preveda licenziamenti che sia più o meno accettabile, tanto meno quella che vorrebbe intraprendere Bosch. Stiamo chiedendo da tempo un piano industriale vero che deve affrontare la delicata fase della transizione portando negli stabilimenti italiani la produzione di nuove tecnologie, che pure ci sono in casa Bosch, in grado di saturare i livelli produttivi e garantire la piena occupazione.
L’unica modalità di affrontare la crisi è quella di aprire un tavolo con FIM, FIOM e UILM e con le Istituzioni, non ci sono alternative, per questo sollecitiamo il Ministero dello sviluppo economico a convocare al più presto il tavolo aziendale più volte chiesto dalle Organizzazioni Sindacali.
Il 28 novembre ci sarà la giornata di sciopero e mobilitazione dello stabilimento di Bari, ma se l’azienda conferma quanto annunciato senza cercare soluzioni alternative la mobilitazione continuerà a livello nazionale.
Fim, Fiom, Uilm nazionali