“È sempre più urgente la convocazione di un tavolo Governativo che supporti un piano di riconversione per la fabbrica Bosch di Bari, dove attualmente lavorano 1.609 persone, ancora in prevalenza occupate nella produzione di componenti per motori diesel. In mancanza di nuove missioni industriali, la transizione all’elettrico decretata dalla Unione Europea ne determinerà inevitabilmente l’esubero. Occorre agire ora, prima che sia troppo tardi, giacché qualsiasi produzione venisse individuata oggi richiederebbe comunque anni per essere implementata”. Lo dichiarano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto, e Riccardo Falcetta, segretario generale della Uilm di Bari, in occasione dell’incontro tenutosi presso la Regione Puglia.
“Come sindacato abbiamo fatto quanto potevamo – spiegano Ficco e Falcetta – con un accordo siglato il 21 luglio 2022 che vincola la multinazionale tedesca, esclude chiusure e licenziamenti fino al 2027 e prevede l’utilizzo del contratto di solidarietà, nonché uscite volontarie e incentivate. Tuttavia il tempo che abbiamo guadagnato dovrebbe essere impiegato per realizzare una effettiva riconversione dal diesel alle nuove tecnologie. Di certo non possono bastare le diversificazioni produttive realizzate fino ad oggi da Bosch, capaci alla resa dei conti di assorbire poco più di 250 persone”.
“In questa fase di ridisegno delle catene di produzione mondiale, l’Italia deve riuscire – concludono Ficco e Falcetta – ad intercettare gli investimenti sulle nuove tecnologie, come quelli relativi alla elettrificazione e ai così detti e-fuel, che come noto sono stati inseriti fra le alternative ai combustibili tradizionali anche dopo il 2035. Il Ministro Urso ci ha recentemente rammentato che circa 3,5 miliardi stanziati per l’automotive ancora non sono stati spesi né impegnati: ebbene non c’è modo migliore di investirli che nei piani di riconversione industriale. Un tavolo governativo è reso ancor più urgente dalla necessità di individuare ammortizzatori sociali in deroga alle nocive limitazioni introdotte dal Jobs Act. Chiediamo a Governo, Regione Puglia e naturalmente Bosch di discutere possibili progetti in grado di assicurare la sopravvivenza del sito di Bari”.
Ufficio stampa Uilm