“Basta salotti televisivi, la Fiom torni in fabbrica” Parola del leader Uilm – dal quotidiano on-line Bergamo News

L’intervista
Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm, a Bergamo per il 15° congresso provinciale dell’organizzazione dei metalmeccanici della Uil, fa il punto della situazione della crisi economica e invita la Fiom Cgil a non arroccarsi su posizioni che isolano il sindacato e danneggiano le battaglie dei lavoratori.

‘Basta salotti televisivi,
la Fiom torni in fabbrica’
Parola del leader Uilm

“La Fiom ha preferito apparire, presidiare i salotti televisivi, ma sarebbe bene che rimanessero nelle fabbriche. È qui che si decide il futuro dei lavoratori”. Non cerca polemica Rocco Palombella, segretario nazionale della Uilm, ma lancia un invito ai rappresentanti sindacali delle tute blu della Cgil perché “la crisi economica ha cambiato il mondo del lavoro e ora più che mai occorre essere uniti per tutelare i lavoratori e non gettare il patrimonio dei sindacati”.

A Bergamo per il 15° congresso provinciale della Uilm, Palombella sottolinea che “i metalmeccanici rappresentano, e rappresenteranno ancora per molto tempo, il cuore pulsante di un’industria che in questi anni ha avuto una crisi ma rimane vitale per il nostro Paese. E da qui ripartirà la ripresa dell’Italia”.

Segretario, ma ci sono segnali di ripresa?

“Sì, i segnali ci sono, anche se non abbiamo terminato di contare i danni della crisi che sono stati devastanti e per molto tempo dovremo rapportarci con gli effetti negativi che rimarranno. La ripresa è imminente e siamo pronti a far parte della squadra per ripartire. Ci sono alcuni indicatori che fanno ben sperare nella ripresa come l’abbassamento dello spread, l’effetto psicologico delle riforme del governo Renzi e gli investimenti che arrivano dell’estero. L’unica nota stonata è l’inflazione che non arretra. In questo quadro dobbiamo essere pronti a non perdere questa opportunità per la ripresa”.

L’effetto psicologico delle riforme annunciate dal governo Renzi può bastare? Non crede che per ora sia solo un effetto mediatico, ma poco reale?

“Naturalmente ci auguriamo che le riforme di Renzi siano realmente portate avanti, ma al di là di questo aspetto nel Paese si respira un’aria diversa, la paura sembra lasciata alle spalle. Con questo non intendo dire che da oggi in poi sarà una passeggiata, ma stiamo risalendo la china”.

Sul fronte del lavoro che cosa può fare il sindacato in questa fase?

“Partiamo dal fatto che ci sono imprese importanti che vogliono esserci e sono intenzionate a restare in Italia ed a investire sul territorio. In questi anni difficili come sindacato abbiamo fatto scelte coraggiose, abbiamo rinnovato i contratti in aziende che hanno vissuto pesanti riorganizzazioni. Sono stati passaggi duri, che anche potevano non essere compresi, ma erano l’unica possibilità. In alcune imprese ci siamo riusciti, penso alle grandi aziende, mentre rimane il rammarico per i più piccoli che si sono arresi. Ci siamo battuti come non mai, ma la crisi li ha travolti”.

Sui contratti delle tute blu però è emersa la divergenza delle posizioni dei sindacati. Non crede che anche questo abbia pesato negativamente in alcune situazioni di crisi? E come sono oggi i rapporti con le altre sigle sindacali?

“Con la Fim Cisl ci siamo ritrovati a rinnovare i contratti. Con la Fiom dal 2010 non siamo riusciti a raggiungere nessuna intesa di nessuna rilevanza. Abbiamo avuto percorsi paralleli. Mentre noi seguivamo un percorso sul merito e sulle tutele, la Fiom ha preferito adottare lo spirito della politica che è mettere in discussione il modello sindacale. Ora che il sindacato abbia dei limiti è assodato, ma ha una storia e un’adesione che rappresenta un patrimonio, non solo per i lavoratori, ma per il Paese. La Fiom eviti di dare segnali che mettano in discussione i cardini del sindacato. Per ora ha preferito apparire, presidiando i salotti televisivi, ma forse è bene che ritornino e rimangano nelle fabbriche. È lì la vera ribalta dei sindacati”.

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