“ArcelorMittal, con l’ennesimo ricatto, chiede due miliardi di euro al Governo italiano e contemporaneamente licenzia 3.300 dipendenti, straccia l’accordo del 2018 sul rientro a lavoro dei 1.700 di Ilva Amministrazione straordinaria, mette a forte rischio gran parte dei 7mila dell’indotto e l’intera siderurgia italiana. Non si deve permettere alla multinazionale di mettere per strada migliaia lavoratori e in ginocchio intere comunità, causando un disastro ambientale, occupazionale ed economico senza precedenti. Il Governo convochi immediatamente un incontro per farci conoscere le sue intenzioni sul futuro dei 10.700 dipendenti, dei 1.700 lavoratori in Amministrazione straordinaria, dei siti dell’ex Ilva e della siderurgia italiana. I piani di ArcelorMittal già li conosciamo e ci porterebbero nel baratro”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
“Siamo partiti nel 2018 con 14mila occupati – dichiara il leader Uilm – poi con l’accordo del 6 settembre 2018 siamo arrivati a 10.700 diretti e 1.700 in Amministrazione straordinaria, e ora si vorrebbe raggiungere poco più di 7mila lavoratori. Non consentiremo mai questo scempio occupazionale, lo sappia il Governo che deve uscire da questa posizione grigia che ha assunto in questi mesi”.
“Mi domando con quale faccia – prosegue – ArcelorMittal chiede 2 miliardi al Governo italiano mentre distrugge la più grande acciaieria europea e il cuore della siderurgia italiana, con ripercussioni ambientali, occupazionali ed economiche drammatiche”.
“ArcelorMittal deve essere cacciata immediatamente – conclude – e deve pagare tutti i danni che ha fatto in questi due anni e una penale elevata, non quella irrisoria prevista dall’accordo con il Governo del 4 marzo scorso. Ora una momentanea statalizzazione e poi un ingresso di investitori italiani che vogliano realmente rilanciare l’ex Ilva e salvaguardare ogni posto di lavoro: i dipendenti, i lavoratori in Amministrazione straordinaria e quelli dell’indotto”.