ArcelorMittal; Palombella (Uilm): “Continuità produttiva sì, cassa integrazione no”

“Riteniamo positive le parole del ministro Di Maio che oggi ha assunto impegni precisi per scongiurare la fermata dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto, ha ribadito la inderogabile validità del Dpcm di settembre 2017 (piano ambientale) e si è impegnato nei prossimi giorni a intervenire, se necessario, con strumenti legislativi per garantire il rispetto del piano stesso”. Così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, all’uscita dal ministero dello Sviluppo economico dove si è tenuto un incontro tra sindacati, governo, commissari e ArcelorMittal. “Abbiamo registrato invece – spiega Palombella – un ritardo nell’applicazione dell’accordo del 6 settembre 2018 sia da parte di ArcelorMIttal che dell’amministrazione straordinaria”.

“Sul tavolo – continua il leader della Uilm – c’era anche un altro argomento su cui purtroppo non ci sono stati passi in avanti, ovvero la cassa integrazione ordinaria per circa 1.400 lavoratori, una decisione presa unilateralmente da ArcelorMittal per la quale abbiamo indetto 24 ore di sciopero il 4 luglio, a cui ha aderito circa l’80% dei lavoratori. Senza contare – aggiunge – che ci sono ancora 1.700 lavoratori in amministrazione straordinaria legati alla ripresa dell’attività produttiva, al piano di bonifiche e ai corsi di riqualificazione organizzati dalla Regione tuttora fermi”.

“Ancora una volta – continua Palombella – il peso della crisi dell’acciaio sta per ricadere esclusivamente sulle spalle dell’Italia e dei lavoratori dell’ex Ilva. Se è vero che ArcelorMittal perde come ha detto 150 milioni di euro in sei mesi, il risparmio ottenuto dalla cassa integrazione ordinaria, circa 8 milioni di euro, è nulla al confronto. Taranto sta già pagando il prezzo di questa crisi, il taglio stesso della produzione di acciaio negli stabilimenti ArcelorMittal sta avvenendo in modo discriminatorio: a Taranto sono previste 1 milione di tonnellate in meno rispetto al piano industriale, mentre negli stabilimenti in Polonia, Germania, Francia e Spagna si tagliano complessivamente 2 milioni di tonnellate di acciaio”. “Questo atteggiamento – conclude – aumenta le tensioni e le preoccupazioni dei lavoratori. Se le cose non cambieranno, ci vedremo costretti a continuare le iniziative di lotta coinvolgendo tutti gli stabilimenti ArcelorMittal Italia che attualmente non sono coinvolti, ma che sono comunque a rischio”.

Ufficio Stampa Uilm