“Un territorio che da anni soffre la desertificazione industriale, con la chiusura di decine di aziende e il licenziamento di centinaia di lavoratori. È arrivato il momento di invertire questa triste tendenza, di risolvere le crisi e di rilanciare l’industria della provincia di Ancona. Occorre l’impegno di tutti, dalle istituzioni locali a quelle nazionali, con interventi e finanziamenti mirati per far rinascere questo importante territorio in cui lavorano oltre 20 mila metalmeccanici. Il settore elettrodomestico, centrale per Ancona, nel corso degli anni ha subìto gravi perdite occupazionali e produttive. La vertenza Elica deve rappresentare il cambio di passo, con la salvaguardia occupazionale e il mantenimento della produzione in questo territorio, contro l’inqualificabile decisione di delocalizzare dove il lavoro costa meno e il licenziamento di 409 persone. Da marzo scorso continuiamo a contrastare questa azione intollerabile e chiediamo anche al Ministero dello Sviluppo economico un intervento concreto per tutelare l’occupazione e la sostenibilità economica delle produzioni”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
“Nell’ultimo incontro si sono fatti passi in avanti – aggiunge il leader Uilm – ma ancora insufficienti se le dichiarazioni non saranno accompagnate da un piano industriale che indichi investimenti negli stabilimenti marchigiani e prospettive lavorative solide e non di cassa integrazione”.
“Per quanto riguarda Whirlpool, la presentazione del nuovo piano industriale, previsto per fine anno, sarà un momento fondamentale per comprendere le intenzioni del Gruppo in Italia dopo la vergognosa decisione su Napoli – sottolinea Palombella – Rispetto al sito di Melano registriamo un importante aumento della produzione ma allo stesso tempo un mancato rispetto degli investimenti e volumi produttivi previsti dal precedente piano industriale del 2018. In particolare, dei 24 milioni di investimenti previsti ne sono stati effettuati circa 14 milioni, mentre dei volumi di pezzi previsti, 2,3 milioni nel 2021, ne saranno prodotti circa 1,7 milioni”.
“Inoltre – continua – chiediamo all’azienda un’attenzione particolare verso i lavoratori con ridotte capacità lavorative, con mansioni che possano contribuire al miglioramento dell’efficienza e produttività del sito, e verso il personale impiegato della sede di Fabriano. Non possiamo tollerare ulteriori perdite occupazionali”.
“Infine – conclude – la vicenda che riguarda i lavoratori dell’ex Enedo ci sembra assurda e inaccettabile. Si tratta dell’ennesima delocalizzazione in un Paese dove il lavoro costa meno, con una multinazionale che non tiene conto delle professionalità e qualità del lavoro svolto in Italia. Non si possono scaricare sui lavoratori responsabilità che non hanno. Chiediamo un intervento di tutte le istituzioni, locali e nazionali, affinchè vigilino attentamente e difendano l’occupazione e il patrimonio industriale del territorio”.
Ufficio Stampa Uilm