Le Segreterie Fim, Fiom, Uilm, unitamente a Cgil, Cisl, Uil nazionali chiedono a tutte le istituzioni uno sforzo senza precedenti in queste ore drammatiche per Alcoa. Entro pochi giorni gli impianti nei due stabilimenti di Portovesme e Fusina potrebbero essere spenti e così l’intera attività produttiva messa in discussione. 2 mila persone rischiano di trovarsi in mezzo a una strada. L’incontro presso la Presidenza del Consiglio ha registrato per l’ennesima volta l’arroganza della multinazionale che, nonostante garanzie e provvedimenti ulteriori sul piano energetico che il Governo ha messo in atto, non ha accettato di garantire l’attività produttiva e si è anzi riservata la chiusura.
L’unica certezza è che il prossimo incontro, fissato per lunedì 8 febbraio, segnerà in ogni caso un punto conclusivo rispetto alla posizione di Alcoa, perché l’azienda dovrà definitivamente sciogliere ogni riserva e decidere se intende abbandonare l’Italia o continuare la produzione. Ora occorre scongiurare il rischio che a quell’incontro si arrivi con una situazione produttiva già compromessa per l’assenza di materie prime indispensabili al ciclo produttivo.
Per questo le organizzazioni sindacali hanno chiesto e chiedono al Governo, alla Regione Sardegna, alla Regione Veneto e alle Istituzioni locali, di usare tutti gli strumenti di legge, fino ad arrivare al commissariamento degli impianti e a una gestione straordinaria, per garantire l’afflusso di materie prime e la continuità produttiva. Se Alcoa deciderà di continuare, si dovrà comunque imporre alla multinazionale programmi e piani industriali che diano certezza. Se Alcoa dovesse smobilitare, il Governo e le Istituzioni devono imporre alla multinazionale di pagare tutto quello che c’è da pagare per garantire comunque sotto un’altra gestione la continuità dell’attività produttiva.
Alcoa non deve chiudere. Sono ore decisive, occorrono strumenti e interventi di carattere straordinario per impedirlo.
FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
Roma, 3 febbraio 2010