“Oggi è l’ultimo atto della tragedia dell’ex Ilva, questa volta grazie al Governo e ai Commissari straordinari. Rispediamo al mittente la richiesta di cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di Acciaierie d’Italia. Non si è mai vista una cassa integrazione non legata a un piano industriale, ma alla durata del commissariamento. È assurdo passare da una richiesta di cassa integrazione per 3mila persone a una richiesta per 5.200, quindi dal 30% a oltre il 50% dei lavoratori. A Taranto quasi il 60% dei lavoratori sarà in cassa integrazione, ci saranno più lavoratori a casa che in fabbrica, è intollerabile. Da febbraio aspettiamo la risalita produttiva, i mille interventi di manutenzione previsti con il rientro a lavoro di tutti i manutentori, gli investimenti e il riavvio degli impianti e invece oggi siamo con una produzione al lumicino, impianti fermi, l’aumento della cassa integrazione e solamente un altoforno su tre in marcia. Come se non bastasse oggi arriva questa richiesta assurda che porterebbe alla chiusura totale dell’ex Ilva. Da tempo denunciamo una situazione che non è più sostenibile e il pericolo che corrono le migliaia di lavoratori e tutti gli stabilimenti. Non conosciamo ancora nemmeno il piano industriale. Come è possibile conciliare la vendita di Acciaierie d’Italia con tutto questo? Cosa mette Il Governo sul mercato, la cassa integrazione o un piano industriale credibile e con i giusti investimenti? Per quanto ci riguarda, questa richiesta di cassa integrazione rappresenta un disastro sociale, ambientale, occupazionale e produttivo. Chiediamo immediatamente una convocazione del tavolo permanente aperto a Palazzo Chigi con la presenza della Presidente Meloni”.
Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.