Egregio Presidente Bernabè,
ho appena letto le sue dichiarazioni rilasciate oggi alla Gazzetta del Mezzogiorno sulla situazione di Acciaierie d’Italia.
Il contenuto è racchiuso nel titolo dell’intervista “L’ex Ilva è in pericolo” e all’interno della stessa indica, come via d’uscita da questa drammatica situazione, un’iniezione di ulteriori risorse finanziarie da parte dello Stato.
Vorrei per un attimo trasferirle lo stato d’animo di profonda amarezza delle migliaia di lavoratori dopo aver letto queste sue dichiarazioni.
Lei all’interno del Consiglio di Amministrazione di ADI, oltre a rappresentare lo Stato, costituisce la garanzia per i lavoratori.
Bernabè, le consiglio di rileggere la sua intervista del 3 gennaio scorso al Corriere della Sera, in cui affermava che con i 750 milioni partiva lo sviluppo dell’acciaio di Stato green e invitava il Governo a elargire quella ingente somma come misura definitiva per poter rilanciare l’ex Ilva.
Purtroppo, in questi anni, dal suo ingresso nel CDA nel 2021, non ha minimamente ascoltato il grido di dolore che più volte i lavoratori hanno lanciato e non ha ascoltato nemmeno le nostre forti decisioni nel non sottoscrivere la cassa integrazione per oltre 3mila lavoratori e nell’organizzare numerosi scioperi e proteste. Inoltre, forse, non si è reso conto che nessuno dei programmi, progetti o intendimenti che ha dichiarato in questi anni si è mai concretizzato. Questo non riguarda solo Taranto ma anche Cornigliano, Novi Ligure, Marghera.
Al di là delle interviste, la situazione attuale vede un taglio drastico della produzione, che ha raggiunto il minimo storico di 3 milioni di tonnellate, l’assenza di progetti per il rifacimento dell’Afo5, per la costruzione del forno elettrico e dell’impianto di DRI. Per quanto riguarda i lavoratori in Amministrazione straordinaria resta valido quanto prevede l’accordo del 2018, l’unico firmato dai sindacati e votato dai lavoratori, e non esiste alcun patto parasociale che possa metterlo in discussione.
Inoltre, come se non bastasse, registriamo quotidianamente criticità sulla sicurezza con rischi elevati per i lavoratori, sul taglio degli investimenti sulle manutenzioni e sul ritardo inaccettabile in quelli previsti per la richiesta del dissequestro degli impianti, sulla situazione preoccupante in cui versano le aziende dell’appalto e i loro lavoratori, per i quali chiediamo la piena garanzia occupazionale.
Dal giugno scorso, attraverso l’emendamento al Decreto Infrazioni, il Governo ha cercato di togliere qualsiasi alibi ad ADI per investire e invertire la tendenza ma la situazione non è cambiata, anzi è peggiorata, segnando il fallimento completo di questa gestione aziendale.
Se è vero, come ha sempre detto, che all’interno del CDA non ha voce in capitolo, come mai per la seconda volta cerca di condizionare il Governo sulla necessità di finanziare un’azienda che fa acqua da tutte le parti, e non ne trae le conseguenze, abbandonando un incarico che non esercita in modo libero?
La prego, eviti ancora una volta di far bruciare risorse allo Stato senza una reale soluzione industriale ed occupazionale. Io, invece, mi farei portatore di un altro messaggio: chiederei allo Stato di utilizzare quelle cospicue risorse per risarcire tutti i lavoratori per il danno che stanno subendo e che subiranno nei prossimi anni.
In questo modo lo Stato risolverebbe i problemi dei lavoratori e i danni ambientali causati negli anni.
Non vedo nessuno che abbia a cuore le sorti dei lavoratori, degli stabilimenti e della produzione di acciaio, ma siamo ancora in tempo per salvare le 20mila famiglie dell’ex Ilva.
Rocco Palombella
Segretario Generale UILM