La situazione all’interno degli stabilimenti della ex Ilva – oggi Acciaierie d’Italia – ha oramai raggiunto un livello d’insostenibilità. Questa situazione sia chiaro al Governo, rischia di causare gravi conseguenze industriali, anche per l’intero sistema manufatturiero italiano e sul piano sociale, con 3.000 addetti diretti in cassa integrazione e oltre 1.700 ancora Cigs in Ilva A.S. a cui si aggiunge il sistema dell’indotto, a pezzi, con altrettante ripercussioni occupazionali.
L’esempio dell’incidente di Genova, con la presenza della ASL nel sito in queste ore, è solo l’ultimo episodio (di una lunga serie in tutti i siti del gruppo siderurgico, a partire da quelli gravissimi di Taranto e quello recente a Novi Ligure) a dimostrare lo scarso livello di manutenzioni ordinarie e straordinarie, l’insufficienza dei ricambi e l’inadeguatezza degli strumenti utili per il funzionamento di un’acciaieria (ricambi, braghe, rigette, DPI, ecc) continuamente denunciati da Fim, Fiom, Uilm in tutte le sedi aziendali ed istituzionali. Gli enti esterni restano per noi l’unica via per fornire tutele ai lavoratori e questo squalifica il livello delle relazioni.
Non si può pensare di gestire la più grande fabbrica di acciaio d’Europa senza assumere la sicurezza degli impianti e la sicurezza dei lavoratori come preliminare a qualsiasi ipotesi di prospettiva industriale.
Dopo il mancato accordo presso il Ministero del Lavoro sulla procedura di Cigs per 3000 addetti e le decine di segnalazioni dei nostri RSU/RLS all’interno dei siti, le relazioni industriali continuano ad essere latitanti nel fornire risposte adeguate.
Fin dove ci si vorrà spingere nel nascondersi dall’assumersi le responsabilità in questa azienda di cui è socio Invitalia in rappresentanza dello Stato?
Acciaierie d’Italia necessita di un piano urgente di manutenzione degli impianti, di un piano industriale dettagliato (sulla base dell’accordo del 6 settembre 2018, sottoscritto in sede istituzionale), di un piano di investimenti e – soprattutto – di una gestione ordinaria non subordinata agli esiti dei futuri assetti societari. L’ex-Ilva è un asset strategico per l’intero sistema industriale del nostro Paese che deve essere messo in condizione di produrre nelle migliori condizioni possibili, ambientalmente e produttivamente, in piena sicurezza per tutti i lavoratori, scevra dalle questioni giudiziarie, legali e politiche. Soprattutto nella fase attuale, in cui la domanda di acciaio da parte del sistema manufatturiero italiano è altissima a seguito della riduzione degli approvvigionamenti esteri in conseguenza del conflitto Russia-Ucraina.
L’inadeguata gorvernance di Acciaierie d’Italia non giustifica il perché le cose “non si facciano”, soprattutto per le questioni inerenti sicurezza e mantenimento in efficienza degli impianti per raggiungere i massimi livelli produttivi; come Fim, Fiom, Uilm Nazionali riteniamo non più accettabile questo atteggiamento.
A maggior ragione per quanto riguarda la gestione delle aziende di appalto, particolarmente in un territorio come quello di Taranto, su cui Acciaierie d’Italia continua a scaricare le proprie difficoltà finanziarie non pagando i fornitori determinandone il fallimento ed il licenziamento dei lavoratori. Fim,Fiom, Uilm chiedono, per l’ennesima volta, una netta presa di posizione del Governo e la predisposizione di adeguati strumenti ed interventi.
Il Governo non può continuare ad essere spettatore ed ascolti il nostro grido di allarme.
Fim Fiom Uilm Nazionali