La decisione di fermare a Taranto l’altoforno Afo 2, ci pone difronte alla triste e gravissima realtà della fine dell’ex Ilva, la più grande acciaieria d’Europa. A luglio era stato già fermato Afo 1 e con la fermata di Afo 2 resterà in marcia un solo altoforno con il rischio, fra l’altro, di problemi di sicurezza impiantistica per lo stabilimento. Con questa decisione, di fatto, l’ex Ilva di Taranto sarebbe ferma se si considera che la quasi totalità degli impianti dell’area a freddo è già ormai da tempo quasi completamente inattiva. Un evento mai accaduto in circa quant’anni di attività.
Vogliamo ricordare al governo che ArcelorMittal già nel 2019 annunciò la fermata degli impianti; l’esperienza evidentemente non è servita.
Se fossimo in un altro paese, il governo in carica assumerebbe ad horas un provvedimento straordinario per impedire la fermata di un asset strategico.
Ci chiediamo, ma se in Italia non si vuole porre la questione della salvaguardia dell’industria, almeno ci si dovrebbe porre quella del tema sociale ?
Questo governo, fino ad oggi, ha assistito impassibile allo scorrere del tempo, al graduale spegnimento di Taranto ed alla conseguente paralisi dell’intero gruppo, di un importante sistema di aziende di appalto e la messa in discussione di 20.000 posti di lavoro.
Ci chiediamo, ma se non si vuole porre la questione sotto l’aspetto industriale, sotto l’aspetto sociale, ma quello economico dovrebbe essere considerato, ovvero la perdita di un sistema capace di creare ricchezza per i territori interessati dalle attività e per il paese intero?
Ci chiediamo, siamo già giunti al punto di non ritorno per l’ex Ilva?
Il governo può ancora strappare la gestione dell’azienda al socio privato ed evitare la chiusura e dare un nuovo futuro ed una speranza a quelle migliaia di famiglie.
Ma, l’azienda non finisce mai di stupirci: con la comunicazione inviata nella giornata di ieri annunciando l’introduzione di un “sistema incentivante per la riduzione degli infortuni” il management di AM continua a farsi beffa dei lavoratori e del paese, dopo il logo della “sedia sdraio e dell’ombrellone” per comunicare la cassa integrazione. Il management, dopo anni e anni di nostre denunce ignorate, si sarebbe accorto (finalmente) che c’è un tema di sicurezza da attenzionare su cui intervenire. Peccato che la soluzione individuata sia sbagliata: il riconoscimento di un premo economico legata alla denuncia degli infortuni è pericolosa oltre che essere inefficace se non si interviene con le manutenzioni e la messa in sicurezza degli impianti.
Ci chiediamo, può essere credibile un’azienda che dichiara di voler riconoscere un premio economico di appena 100 euro se non ha riconosciuto fino ad oggi il pagamento di ore e ore di straordinario, del welfare aziendale e i riposi maturati (solo per citarne alcuni) a migliaia e migliaia di lavoratori?
La Uilm diffida formalmente la direzione aziendale dal prendere decisioni che mettano a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori
Quest’ultima iniziativa del management di Acciaierie d’Italia ci ricorda l’ultimo pezzo suonato dall’orchestra (come dichiarato da uno stesso esponente della direzione aziendale qualche tempo fa, “orchestra che deve far suonare strumenti complessi come gli impianti”)del Titanic mentre il transatlantico affondava.
UILM NAZIONALE