La scelta di abbandonare il progetto Italcomp è stata un errore, poiché ha accantonato l’idea, inizialmente avanzata dallo stesso Ministero dello Sviluppo economico, di costituire un polo industriale in mano pubblica di componenti per elettrodomestici. A pagarne il prezzo sono i lavoratori della ACC di Belluno, nonché a maggior ragione quelli della Embraco di Torino.
Ora per ACC si appresta la strada della pura e semplice cessione degli asset industriali, che formalmente si aprirà il prossimo 5 ottobre e prevedibilmente durerà qualche mese.
Fortunatamente stanno emergendo dichiarazioni di interesse, anche a fronte della caparbietà del Commissario Castro e dei lavoratori nel realizzare un nuovo prodotto Industriale “compressore a velocità variabile” unico nel settore. Ci sono quindi le condizioni che il potenziale acquirente possa confermare la piena salvaguardia occupazionale nell’immediato e un futuro stabile sul lungo periodo. Al momento però constatiamo che ACC sta progressivamente perdendo i carichi di lavoro a causa sia delle negative prese di posizione della Unione Europea sul possibile prestito ponte da parte dello Stato sia della incapacità del Ministero dello Sviluppo economico di trovare soluzioni alternative. Alle nostre proposte il Ministero continua a rispondere in modo evasivo. Il punto è decisivo, ed è in programma per la settimana prossima un nuovo incontro in cui il Mise si è impegnato a recuperare risorse per la continuità lavorativa e il pagamento delle retribuzioni.
La vicenda di ACC e di Embraco è purtroppo tristemente rappresentativa delle incertezze, delle contraddizioni e dei limiti del Ministero dello Sviluppo economico nella gestione delle crisi industriali del nostro Paese.
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