14° CONGRESSO NAZIONALE: UNA UILM ANCORA PIÙ GRANDE
di Rocco Palombella*
Il 14° Congresso nazionale della Uilm ha celebrato il valore del lavoro e quello un sindacato che si è candidato a restare tra le persone, cioè tra uomini e donne che lavorano, che il lavoro ambiscono a trovarlo, o che l’hanno perso durante questa difficile congiuntura economica. Al termine dell’assise congressuale chi scrive è stato eletto Segretario generale di questa grande organizzazione sindacale, che ambisce a crescere ancor di più.
La strada che i nostri iscritti hanno percorso per arrivare fino alla conclusione della terza giornata congressuale a Castelnuovo del Garda in provincia di Verona non è stata sempre agevole. Infatti, la stragrande maggioranza dei congressi svolti sui nostri territori ha avvertito anche clima di scontro all’interno delle aziende, a fronte della firma del contratto nazionale di lavoro, e, in parallelo, gli effetti della crisi che hanno investito in un modo violento, senza precedenti, soprattutto il settore metalmeccanico. L’occasione, però, della scadenza congressuale entro la prima metà del mese di febbraio ci ha permesso di discutere in tempo reale dei contenuti del rinnovo contrattuale avvenuto con le nuove regole della riforma contrattuale.
Sembra trascorso molto tempo da quando abbiamo rinnovato il contratto insieme alla Fim e a Federmeccanica: in verità, sono passati appena 3 mesi. Dobbiamo sottolineare che il rinnovo contrattuale dello scorso ottobre è stato un evento positivo che abbiamo il dovere, ancor oggi, di valorizzare, perché non è stato un risultato scontato. Le regole firmate da Cisl e Uil sulla riforma della contrattazione ci hanno aiutato, ma è stato indispensabile da parte nostra costruire una piattaforma economica e normativa composta da importanti contenuti. Abbiamo realizzato il contratto prima della sua scadenza naturale e senza un’ora di sciopero. Sembrerà un paradosso, ma nel corso della vertenza, in un determinato arco temporale della stessa, la Federmeccanica la Fiom, per opposti interessi, hanno mantenuto la medesima posizione, cioè quella di non rinnovare il contratto, realizzando, invece, un “accordo ponte”. Se così non è stato, è grazie alla riforma contrattuale firmata a gennaio del 2009. La Confindustria e Federmeccanica hanno ribadito la validità di quel accordo realizzato coi sindacati e tutto è ritornato “nei binari giusti”. Tutte le indagini statistiche e le più autorevoli rilevazioni economiche confermano che ogni categoria professionale che ha rinnovato il proprio contratto in questo periodo di crisi, ha anche recuperato il relativo potere d’acquisto. La crisi che ha investito il nostro settore è stata arginata nel corso del 2009 grazie agli ammortizzatori sociali, ed in modo particolare attraverso l’applicazione della cassa integrazione ordinaria, senza che si perdesse un numero elevato di occupati. Il 2010, invece, si presenta all’insegna di una ripresa che tarda a venire e che comincia a evidenziare crisi aziendali strutturali coinvolgenti comparti trainanti della nostra economia. Il settore auto è quello più emblematico da questo punto di vista, ma non da meno sono quelli degli elettrodomestici, dell’aeronautica, dell’informatica, della cantieristica, della siderurgia. L’impegno del sindacato per rispondere alla crisi deve essere quello di continuare a garantire la difesa delle retribuzioni con gli attuali ammortizzatori, non finalizzati a scopi sociali, ma indirizzati a concreta difesa dei posti di lavoro.
La vertenza Fiat è solo la punta dell’iceberg delle contraddizioni della globalizzazione. La Fiat regge la competizione a livello internazionale, acquisisce la Chrysler a costo zero, perché gli americani hanno bisogno della nostra tecnologia e dell’arte antica di saper far auto. Poi, però, la stessa casa torinese, nonostante in Italia non ci sia sovrapproduzione, riduce la capacità produttiva sul territorio nazionale. Lo stabilimento di Termini Imerese è diventato il simbolo di questa contraddizione competitiva: una grande Fiat nel mondo; una piccola azienda in Italia. Ai lavoratori della Fiat in difficoltà va tutto il nostro sostegno, come a quelli dell’Eutelia, dell’Alcoa, dell’Italtel, della Lucchini e di tante altre.
Ma ci sono pure tanti addetti di piccole aziende che chiudono e nessuno se ne accorge: quei lavoratori diventano all’improvviso degli invisibili, in quello che era il ricco Nordest, come nel già povero Meridione d’Italia. Il riferimento di solidarietà ai lavoratori di Termini Imerese tracciato in queste righe è un modo per riferirsi simbolicamente a tutti gli altri, di piccole, medie e grandi aziende in crisi. Uomini e donne che da mesi conducono battaglie di civiltà, con passione e dignità in difesa del sito in cui svolgono il lavoro e a tutela dei livelli occupazionali. La battaglia sindacale svolta in Sicilia rappresenta l’insegnamento ad essere sempre più determinati nella difesa dei lavoratori: quando un piano industriale chiude d’imperio la prospettiva produttiva di uno stabilimento, occorre governare la crisi che ne consegue e non esserne travolti, salvaguardando chi lavora ed il lavoro.
Quindi, un sindacato metalmeccanico che nel proprio congresso ha apprezzato la riforma contrattuale e che è pronto ad affrontare la crisi con tutti i mezzi possibili. Ma a questi due punti se ne è aggiunto subito un altro: la necessità di un accordo che regolamenti il mercato del lavoro. Non siamo affezionati a formule, o modelli, o a schemi di retroguardia difensiva. Siamo tutti consapevoli che la categoria dei lavoratori a tempo indeterminato, gode di ampie garanzie quando l’economia è forte, ma questi garantiti nel nuovo mondo del lavoro s’apprestano a divenire una minoranza. Gli altri, lavoratori determinati, somministrati ed altro, per altro non censiti del tutto, sono invece lasciati al destino di un sistema di garanzie inadeguato.
Sia gli uni che gli altri, però sono accumunati dal problema della sicurezza sul lavoro. I dati consuntivati dall’Inail per il 2009 confermano un andamento in netto miglioramento, ma permangono drammatici in termini assoluti. La nostra categoria, insieme a quelle delle costruzioni continua ad indossare la maglia nera, soprattutto per quanto concerne gli infortuni gravi e mortali. Il 14° Congresso nazionale ha riaffermato l’impegno della Uilm per debellare questo fenomeno inaccettabili nel tempo contemporaneo, perché occorre andare oltre i semplici appelli, continuando a pretendere le piena applicazione del Testo Unico e l’implementazione degli organi ispettivi, in collaborazione con le nostre R.L.S., ormai presenti in quasi tutte le fabbriche. Per quanto riguarda i rapporti con le altre organizzazioni sindacali possiamo definitivamente asserire di aver chiarito che il contrasto con la Fiom è stato provocato da due modelli contrapposti di concepire la contrattazione e la difesa degli interessi dei lavoratori: il nostro modello è quello partecipativo e non conflittuale a tutti i costi, privilegiando la contrattazione. Il modello dei metalmeccanici della Cgil è quello conflittuale a prescindere, l’unico regolatore della trattativa non è il confronto, ma il conflitto. Il conflitto non rappresenta uno strumento per raggiungere dei risultati, ma il fine. La convinzione è che il processo di unità non rappresenta più un obiettivo a portata di mano, perché risulta ipotecato da una contrapposizione così marcata. La Fiom cambierà modello solo quando registrerà evidenti danni di rappresentatività e di perdita di iscritti. Anche la scelta irrazionale di rivolgersi alla magistratura per disapplicare un rinnovo contrattuale in una congiuntura negativa non rappresenta una grande intuizione politica e disdire accordi sulla rappresentanza non sembra proprio una grande prova di forza. I modelli vincenti del passato che hanno visto il loro consenso non sono riproponibili come “il conflitto consensuale con i governi e le controparti”. Noi della Uilm abbiamo deciso di confermare il modello di rappresentanza nelle elezioni delle R.S.U., senza ricorrere alla scorciatoia delle R.S.A. Solo in casi estremi si potrà ricorrere a tale nomina, coinvolgendo l’intero corpo dell’organizzazione. Dobbiamo essere consapevoli del limite in questo periodo di agibilità delle R.S.U., concepite unitariamente in una fase di forti tensioni tra le organizzazioni. Al momento non esiste un’alternativa all’accordo firmato da Cgil Cisl Uil che noi abbiamo riconfermato totalmente. Non siamo affatto contrari alla certificazione della reale rappresentanza anche per legge: ne trarremo sicuramente dei benefici come è dimostrato nel pubblico impiego. A proposito di validazione di accordi e forme di consultazione nel transitorio ed in attesa di una forma possibilmente condivisa, rimaniamo convinti che qualsiasi forma di consultazione anche referendaria, deve coinvolgere il più grande numero di lavoratori possibili, come avviene nelle grandi e medie fabbriche. Abbiamo la necessità e il bisogno di parlare a tutti i lavoratori. Solo così possiamo far conoscere le nostre idee ai lavoratori non iscritti e iscritti ad altre sigle. Continuare a parlare solo ai propri iscritti come propone la Fim, ingessata da vecchie ed inutili e dannose norme statutarie, costituirebbe un errore strategico che non possiamo correre. Nel nostro Congresso abbiamo anche discusso di età pensionabile. Il sistema attuale ha allungato l’età pensionabile e questa scelta non è in discussione. Dobbiamo, però, essere consapevoli che l’allungare l’età pensionabile senza l’aumento di posti di lavoro non ha fatto altro che aumentare il numero di disoccupati. Abbiamo contribuito a salvaguardare i conti dell’Inps, ma sono aumentati i costi sociali in termini di disoccupazione. Dobbiamo essere consci che i futuri pensionati riceveranno un reddito indecente, considerando anche la formula delle pensioni integrative che in parte non viene utilizzata nella stragrande maggioranza dei lavoratori. I lavoratori che invece vi hanno aderito, lo utilizzano come anticipazione del TFR per via delle difficoltà economiche e non come pensione integrativa. Riteniamo che esista una necessità di rivedere il sistema di calcolo a favore di chi versa i contributi, e cioè i lavoratori dipendenti. Quello tenuto a Castelnuovo del Garda è stato un bel Congresso, perché abbiamo discusso di tante altre questioni che, purtroppo non possono essere raccontate tutte nello spazio di un articolo di giornale. Ci sarà modo di poterle approfondire ancora su questa testata giornalistica. Ma è fondamentale ricordare le convinzioni che ci hanno sostenuto nello sforzo congressuale che alla fine ha determinato, come spesso succede nei Congressi una oggettiva situazione di svolta. Le cose che abbiamo deciso abbiamo il dovere ora di metterle in atto, senza deroghe, con l’assunzione delle personali responsabilità. Altrimenti, saremo relegati ad essere un sindacato di modeste dimensioni. Abbiamo parlato di rinnovamento e siamo consapevoli che questo appello è rivolto in primo luogo a noi. Perché il rinnovamento non riguarda solo gli uomini; riguarda, invece, i comportamenti, significa abbandonare vecchie abitudini; vuol dire essere rigorosi nell’interpretare il proprio ruolo; si tratta di sburocratizzare la nostra organizzazione. Se è vero che nei luoghi di lavoro c’è lo scontro vero, c’è la sofferenza, è lì che dobbiamo spostare il nostro baricentro; in quegli spazi non deve mancare la linea della Uilm, la nostra presenza, il nostro apporto, il necessario incoraggiamento e il nostro calore. E’ vitale valorizzare i risultati e deve essere premiata la meritocrazia di quanti nei territori si distinguono per il loro impegno. Se va in questo senso la Uilm ha tutte le possibilità per diventare ancora più grande.
*Segretario generale della Uilm nazionale
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 16 marzo 2010