Intervista in esclusiva del “leader” della Uilm Rocco Palombella a Veronica Marino della redazione economica dell’ Adn Kronos
Il testo integrale dei “lanci” dell’agenzia di stampa
Il vertice di giovedì su Alcoa “deve essere conclusivo” e l’epilogo può essere uno ed uno soltanto: “la produzione deve andare avanti” sia a Portovesme che a Fusina perchè “gli alibi dell’Azienda sono ormai finiti!”. Il nuovo leader della Uilm, Rocco Palombella, ragiona con l’ADNKRONOS sul possibile esito della riunione che fra tre giorni vedrà a palazzo Chigi governo, sindacati, enti locali, Regioni e multinazionale americana. Una riunione che sarà per lui un battesimo del fuoco vista la delicatezza della vertenza in corso che coinvolge 2000 lavoratori fra indiretti e diretti e la cui conclusione potrebbe portare con sè importanti effetti sul piano sociale. Come dire, se dovesse andare male i problemi di ordine pubblico saranno praticamente inevitabili. All’ombra della ciminiera dell’Alcoa di Portovesme, infatti, non vive solo la comunita’ di Portoscuso (5000 anime), ma un’intera provincia (130 mila abitanti), quella di Carbonia-Iglesias. “Se l’esito della vertenza dovesse essere negativo – dice Carlo Martinelli della segreteria Uilm del Sulcis Iglesiente – il contraccolpo sarebbe difficilmente sopportabile perchè un intero tessuto economico sopravvive graze alle buste paga che vengono erogate mensilmente nel polo industriale di Portovesme”. Anche a Fusina, in Veneto, non c’e’ di che stare sereni: in questa località di Venezia, l’industria urla la sua crisi. “Qui – spiega Lorenzo Marchiori, coordinatore sindacale rsu Uilm Alcoa Fusina – le aziende chiudono una dopo l’altra. Tantissimi sono i posti di lavoro a rischio in questo polo industriale. Insomma – taglia corto – a Fusina un eventuale fallimento del vertice del 25 febbraio avrebbe un forte impatto sociale perchè questo è un territorio messo alla prova da troppe crisi. Quella della chimica di Porto Marghera, quella della Pansac, di Fincantieri, quella dello stabilimento, vicino Fusina, della multinazionale Speedline”. Ma, di contro, c’è un fatto: “In questo momento bisogna considerare l’enorme impatto mediatico della vicenda – evidenzia Marchiori – Per chi ha rassicurato finora i lavoratori in vista delle elezioni regionali e comunali (leggi ministro Zaia, candidato alla regione Veneto e ministro Brunetta, candidato sindaco di Venezia) sarebbe uno smacco troppo grande non mantenere la parola”. Insomma, diciamolo, pure, “perderebbero la faccia”. “Qualche giorno fa – racconta Palombella – ho commentato negativamente la scelta di Alcoa di rinviare al 25 febbraio il vertice, perchè l’Azienda non aveva in alcun modo spiegato la ragione della richiesta di slittamento. Adesso, però, siamo arrivati al dunque. E non ci sono più scusanti: da un lato, infatti, il decreto-Isole sull’energia (bollette della luce meno care per 3 anni per le Aziende che accettano il possibile distacco dalla rete) dovrebbe avere il via libera di Bruxelles a breve; dall’altro, l’esecutivo italiano ha lasciato intendere la propria disponibilità a rateizzare la fidejussione dovuta dall’Azienda al governo”. Intanto Alcoa, fa sapere il segretario, “sta cercando di acquisire ulteriori elementi di garanzia per il dopo-2013. In sostanza sta trattando con Enel per continuare a pagare l’energia nella media europea”. Insomma, insiste, “gli interventi in campo sono più che sufficienti per ritenere gestibile la situazione dal punto di vista industriale, perchè – osserva – è vero che per l’industria siderurgica il costo dell’energia è cruciale ed e’ anche vero che il comparto siderurgico ha subito una contrazione produttiva superiore al 30% per mancanza di ordini, ma è pur vero che il settore è in effettiva ripresa e l’Azienda, quindi, non può tirare troppo la corda”. “L’emergenza – scandisce – è superata. Gli stabilimenti devono continuare a produrre perchè ci sono elementi per salvaguardare produzione e organici”. Quanto agli scarsi approvvigionamenti di materie prime (allumina e coke) nelle fabbriche italiane di Alcoa, spiega Palombella, sono frutto di “una scelta strategica dell’Azienda, non solo per motivi economici (le scelte di acquisto delle materie prime dall’estero sono state fatte quando il prezzo, per esempio, dell’alluminio era alle stelle e non aveva senso ordinarne troppo. Aveva più senso attendere la rinegoziazione dei prezzi), ma anche per motivi legati alla sua volontà di condizionare la trattativa”.
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 21 febbraio 2010