Antonino Regazzi, Segretario generale della Uilm, intervistato dal Pierpaolo Cinti per l’Ap Com
Il testo integrale dell’agenzia di stampa
Sulla questione dello stabilimento di Termini Imerese non servono discussioni sterili sugli incentivi ma bisogna inquadrarlo in un discorso più ampio e più importante di rilancio del settore auto in Italia. Il segretario generale della Uilm, Antonino Regazzi intende sgombrare il campo dagli equivoci e sottolinea che “tutela dell’occupazione e incentivi non sono collegati” “Attorno a Termini Imerese – dice Regazzi in un’intervista ad Apcom – si sta facendo confusione.
E’ una discussione surreale perché si mettono in parallelo incentivi e tutela occupazione. Se questo fosse vero allora direi che ha ragione Fiat. Il Governo – rimarca – deve essere chiaro e dire che il problema è che produciamo troppo poche macchine e questo – sottolinea – non lo risolviamo con gli incentivi che vanno bene in alcune situazioni ma in generale alterano il mercato. Inoltre – prosegue – gli incentivi durano sei mesi-un anno mentre l’occupazione è un problema di prospettive e scelte industriali importanti: il governo abbia il coraggio di dire alla Fiat che in Italia si devono produrre più auto e, quindi, Termini Imerese dovrà essere parte integrante di un processo di rilancio dell’intero settore dell’auto in Italia. Se il problema è solo dare incentivi non ha senso e non si rilancia così l’occupazione”. Il futuro di Termini in chiave Fiat è stato segnato dalla sua ‘antieconomicità’, come hanno più volte sottolineato da Torino. Secondo Regazzi, “se si vuole mantenere Termini occorre collegarlo a una rete di trasporti adeguata. Servono soldi ma osservo che la regione Sicilia ha fatto crescere il costo della pubblica amministrazione del 38% in 4 anni: ci pensi bene la regione: se vuole salvare Termini, i soldi vanno spesi per una rete di trasporti efficiente. Lo Stato deve fare la sua parte e poi si chieda a Fiat di produrre più auto lì”. Il punto, sottolinea il sindacalista “è che se si vuole rilanciare l’auto, Termini è un pezzo integrante. Se si sceglie un’altra strada allora bisogna essere chiari. Il settore dell’auto per un’economia manifatturiera di un Paese e noi non possiamo ridurre questa produzione, infatti tedeschi e francesi non ci rinunciano. In Italia circa un terzo delle auto vendute è della Fiat, ma una parte di queste sono costruite all’estero”. A tale proposito Regazzi ha ricordato che “oltre un milione di persone lavora attorno al ‘mondo Fiat’ che produce circa 650mila vetture l’anno. Se se ne producessero 1,5 milioni di vetture si arriverebbe a circa 1,5 milioni di persone interessate”. Se il problema invece, è solo quello “di salvare l’occupazione – puntualizza – allora Fiat può aver ragione. Si riconverte il polo industriale e i lavoratori vengono ricollocati ma il patrimonio industriale italiano perde un pezzo importante. L’importante è scegliere, la via di mezzo sarebbe un disastro”.
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 6 febbraio 2010