Con la grave decisione della Commissione Europea sulle sanzioni da applicare ad Alcoa per le tariffe elettriche speciali e con la conseguente dichiarazione dell’Azienda di “rendere inattive le attività di fusione in Italia”, ossia di fermare la produzione di alluminio primario, la situazione della vertenza Alcoa è precipitata.
Fim, Fiom, Uilm Nazionali respingono qualsiasi fermata della produzione di alluminio primario nei due siti Alcoa di Portovesme e di Fusina, anche se “spacciate” dall’azienda per “temporanee”, proprio perché, per le caratteristiche tecniche di questi impianti, una volta spenti non sarebbero più riavviati.
Oltre alle penali per il passato, rispetto alle quali l’Azienda ha annunciato ricorso, resta aperto l’annoso problema dell’approvvigionamento energetico e delle tariffe elettriche per il futuro. Su questo, chiediamo al Governo di recuperare i gravi ritardi accumulati e di mettere quella necessaria determinazione che fino ad ora è mancata, ricercando tutti i possibili strumenti per trovare soluzioni adeguate. D’altra parte, anche l’Azienda non può sottrarsi alla necessità di mantenere la produzione di alluminio in Italia, non dimenticando i grandi profitti che, in questi anni, ha fatto nel nostro Paese.
L’incontro nazionale per discutere complessivamente della vertenza del gruppo Alcoa con il Governo e l’Azienda è stato finalmente fissato per giovedì 26 novembre alle ore 11, presso il ministero dello Sviluppo Economico. Ci aspettiamo che sia questa la sede autorevole per trovare le necessarie soluzioni.
In questa situazione, dando seguito agli orientamenti già assunti, confermati dalle decisioni delle assemblee di questi giorni dei lavoratori Alcoa di Portovesme e di Fusina, Fim, Fiom, Uilm, Nazionali indicono per giovedì 26 novembre una manifestazione nazionale a Roma con presidio al ministero dello Sviluppo Economico dalle ore 10, con sciopero di 24 ore dei lavoratori di Portovesme e Fusina.
E’ bene ricordare a tutti che la produzione di alluminio in Italia non significa solo i pur importantissimi 2.000 posti di lavoro dei 2 siti di Alcoa. Se questa produzione venisse a mancare, la filiera successiva, con le varie lavorazioni, a partire dal settore degli estrusi, dovrebbe approvvigionarsi all’estero, con un aggravio di costi e con la conseguente messa a rischio di produzioni attualmente svolte in Italia e quindi di altre migliaia di posti di lavoro (stiamo parlando, tra l’altro, di aziende come Sapa, Ferrari Auto, ecc.).
Per questo motivo, abbiamo chiesto che, assieme ai lavoratori Alcoa, giovedì 26 novembre siano presenti a Roma, al presidio sindacale, anche delegazioni di altre aziende della filiera dell’alluminio. Insieme agli stabilimenti Alcoa, stiamo difendendo una parte importante e strategica della struttura industriale del nostro Paese.
FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
Roma, 23 novembre 2009