Il Ministero del Lavoro ha convocato per il 21 maggio il primo incontro di procedura amministrativa, sulla vertenza Ciet aperta dalla Direzione con una mobilità (licenziamenti) per 187 lavoratori su 687 interessati. Procedura sulla quale non è stato possibile raggiungere nessun accordo nella fase di confronto sindacale.
Siamo tutt’ora in attesa della convocazione della regione Toscana, che per l’autorevolezza e il ruolo proprio, potrebbe favorire la ricerca di una soluzione, tenuto conto tra l’altro, che ha in cantiere lavori nella regione per la posa della banda larga per almeno 25 milioni di euro e può rapportarsi anche con altri soggetti che ruotano attorno a questa vertenza: banche, Telecom ecc…
La vertenza è anomala, non dettata da carenze di carichi di lavoro, visto che la direzione chiede ai lavoratori di dare la disponibilità alla prestazione anche di sabato, oltre ad essere presente ed esteso l’uso del sub appalto da parte di Ciet per completare le attività.
Le motivazioni sostenute negli incontri dalla direzione sarebbero collegate a problemi di redditività delle attività stesse, causa il minor valore economico dei contratti sottoscritti con Telecom. Problema di cui soffre tutto il settore, ma che in gran parte delle altre imprese è gestito senza ricorso a tali strumenti.
Tra l’altro la CIET non ha tutt’ora fatto ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria, a conferma che non è un problema di abbattimento immediato di attività o costi, per una contrazione.
L’ipotesi alternativa della direzione Ciet di circa 80 licenziamenti obbligatori, (con mobilità più cassa per un massimo di 4 anni in attesa dei requisiti pensione) a cui si aggiungerebbero una ventina di mobilità volontarie, il tutto accompagnato da una cassa integrazione per circa 300 lavoratori che sarebbe senza rotazione e a zero ore per gli impiegati e con rotazione a 4 mesi per gli operai, gestite unilateralmente dell’azienda, è una ipotesi senza senso, in quanto costruirebbe oggi per domani ulteriori percorsi di riduzione della forza lavoro CIET, è totalmente assente un progetto di rilancio e rioccupazione. Nel frattempo l’azienda estende e favorisce l’utilizzo del sub appalto, su attività proprie. È la strategia della polverizzazione delle attività e del fare impresa, che scarichi i rischi propri dell’impresa sul sub appalto e quindi sui diritti e tutele dei lavoratori, anche sul versante della salute, sicurezza e ambiente.
Come sindacato proponiamo, oltre ad un ruolo attivo delle istituzioni per impedire questo ennesimo scempio, l’ipotesi di utilizzare dove vi fossero diminuzione delle attività i contratti di solidarietà, Sono contratti che offrono risposte sul piano della riduzione dei costi all’impresa e di conservazione del reddito e del lavoro per i dipendenti. In più si evita il fenomeno diffuso dell’uso in nero, dei lavoratori usciti o sospesi, nelle stesse attività per cui sono sarebbero senza occupazione.
I lavoratori, come concordato nell’ultimo coordinamento dei delegati RSU sono invitati a partecipare e articolare le necessarie iniziative di lotta e protesta. Anche in relazione degli abusi che CIET ha messo in campo su indebitamento dei lavoratori tramite ferie non maturate e varie altri problemi, oltre a mantenere alta l’attenzione sociale su questa delicata vertenza.
FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
Roma, 13 maggio 2009