La struttura Ciet, in quasi tutti i cantieri, ha deciso di “ricattare” i lavoratori comunicando, con apposite riunioni, che toglie il mezzo aziendale per il tragitto casa – lavoro (centro operativo), per la necessità di risparmiare almeno 1 milione di euro (sembra la vignetta “l’avventura del signor Bonaventura”); aggiungendo che lo riassegneranno solo a coloro che si presteranno a raggiungere un determinato punteggio produttivo, senza specificare né in quante ore, né come e senza conoscere i piani di lavoro dell’azienda.
Si presume che tutto avvenga a prescindere dal rispetto delle norme che regolano il lavoro; questi punteggi, per buona parte, senza trucchi non sono raggiungibili.
Evidentemente si vuol imitare, in una grande impresa, quello che accade nei sub, sub appalti, dove, pur di guadagnare, non vi sono né orari ne garanzie che tengano. Di sicurezza neanche parlarne.
A parte i problemi fiscali di tale “ricatto”, che ora segnaleremo agli enti preposti, ricordiamo che l’aver assegnato ai lavoratori i mezzi, oltre che un vantaggio economico per quei lavoratori, che ne beneficiavano, risparmiando il proprio mezzo e i costi concernenti il tragitto “casa lavoro”, ne ha tratto maggior vantaggio l’impresa, che ha ridotto i tempi morti di percorrenza e meglio organizzato gli interventi sul piano logistico, riducendo, di fatto, consumi e km percorsi dai mezzi stessi.
Inoltre ha posto i costi di ricovero e tutela del mezzo a carico dei dipendenti, anziché del cantiere, dove sono più esposti ai vari rischi. Infatti, non a caso, la Ciet conta sull’effetto aumento costi per i lavoratori per “ricattarli” su un vantaggio che paradossalmente è prevalentemente aziendale. È sufficiente capire questo per valutare la portata di quanto sta facendo la Ciet.
Il sindacato invita i lavoratori a non sottostare al perpetrarsi di una progressiva umiliazione dell’onesto e prezioso lavoro svolto quotidianamente da tanti operai e tecnici della Ciet. Ora è necessario rovesciare la situazione invertendo i ruoli (visto che è anche l’azienda che ha necessità del prezioso lavoro di tutti), partendo dal cantiere a inizio orario lavoro e rientrando a fine orario (8 – 17).
Sappiamo che molti lavoratori sono giustamente orgogliosi della loro professionalità e pertanto faticano a sviluppare forme di protesta, ma arriva il momento nel quale la carota è davvero non raggiungibile, e anche se qualcuno arriva a prenderla, la trova di quel gusto amaro che si percepisce quando è raccolta con la perdita di una parte della propria dignità lavorativa.
Fim, Fiom, Uilm Nazionali
Roma, 3 marzo 2009