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Marelli ha risentito fortemente, soprattutto nella seconda metà dell’anno, della crisi del settore automotive che ha determinato una perdita del 10%-20% dei volumi rispetto alle previsioni originarie. Le motivazioni sono ascrivibili alla diminuzione delle vendite e della produzione di veicoli in Europa e in Italia, molto marcata per il cliente Stellantis ma rilevante anche per i clienti tedeschi. Il mercato nel 2024 si sta attestando difatti a livelli assai distanti da quelli pre covid, con un dato di vendite europee pari a circa 15 milioni a fronte dei circa 20 del 2019.
Nel 2025 si immagina un primo semestre in sostanziale continuità con le difficoltà della fine del 2024. Il secondo semestre 2025 è molto incerto e legato alle scelte politiche che l’UE vorrà intraprendere rispetto al percorso di elettrificazione, che oggi in sostanza impone percentuali di vendita di auto elettriche non recepite dai consumatori e quindi indirettamente spinge le case automobilistiche ad abbassare la produzione anche di quelle endotermiche pur di non incorrere in multe.
Benché il fatturato del 2024 si sia attestato quasi il 10% al di sotto di quello del 2023, la redditività ha continuato il suo percorso di miglioramento, sebbene in modo molto più lento del previsto. Anche il gross profit, indice assunto dal Pdr, è rimasto positivo ma si sta attestando a un livello molto inferiore rispetto agli obiettivi. Ad essere infine negativa è la cassa, come normalmente avviene nelle fasi di rallentamento. Ciò nonostante proseguono gli investimenti in Italia secondo i programmi.
I dipendenti si attestano in Italia a 6.123, ma purtroppo proseguirà il ricorso ad ammortizzatori sociali. L’unico stabilimento che sta presentando una dinamica solida in crescita è quello di Tolmezzo, mentre negli altri perdurano problemi e dissaturazioni.
Nel complesso possiamo affermare che Marelli sta uscendo a fatica dalla fase di peggiore difficoltà, ma sta affrontando una crisi di settore di cui non è ancora possibile intravedere la fine. Anzi forti sono i timori che la crisi dell’automotive possa addirittura peggiorare nel 2025. Per questi motivi ci si è aggiornati in sede nazionale al mese di marzo, fermo restando il prosieguo della normale interlocuzione in sede aziendale e territoriale sempre volta alla massima tutela dei lavoratori sia in termini occupazionali che di salvaguardia del potere d’acquisto che deve essere intensificata su tutte le criticità emerse.
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