“Ancora una volta ci siamo ritrovati di fronte ad una procedura di cassa integrazione, con numeri quasi raddoppiati di lavoratori rispetto a quella precedente, senza confrontarci seriamente su una prospettiva che dia certezze a 20mila lavoratori di tutto il sistema ex Ilva, compresi le migliaia di lavoratori del sistema degli appalti per i quali permane una condizione di grave sofferenza e incertezza sotto ogni punto di vista. Per quanto ci riguarda, fermo restando l’integrazione salariale alla cigs che deve essere riconosciuta ai lavoratori, a prescindere dall’eventuale accordo, per alleviare le gravi difficoltà persistenti, non si può continuare a parlare solo di cassa Integrazione, legata alla durata dell’amministrazione straordinaria, senza avere un percorso di ripresa di tutte le attività e che ci faccia vedere una prospettiva di risalita produttiva e di rientro di tutti i 5.200 lavoratori, avendone già 1.600 in cigs nell’Ilva in AS, e che dia garanzie anche ai lavoratori delle aziende dell’indotto”. Così Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, Segretario Uilm Taranto, al termine dell’incontro al Ministero del lavoro.
“È altrettanto chiaro – sottolineano Gambardella e Sperti – che è complicato discutere di cassa integrazione alla vigilia dell’ennesima procedura di vendita, annunciata dal ministro Adolfo Urso, per la quale è a noi sconosciuto il perimetro industriale ed i vincoli dei livelli occupazionali con cui verrà avviato il bando”.
“È indispensabile avere certezza delle adeguate risorse messe a disposizione per l’annunciato piano di ripartenza, a partire dal prestito ponte di 320 milioni, di cui si è ancora in attesa dell’approvazione da parte della Commissione europea, fra l’altro insufficienti anche per fare la sola manutenzione di tutti gli impianti” aggiungono.
“Se si vuole veramente rilanciare Ilva c’è bisogno di risorse che permettano l’acquisto di materie prime per un volume d’affari potenziale di diversi miliardi – argomentano – Altrimenti non c’è discontinuità rispetto alla gestione Mittal e si continuerà a tirare a campare solo qualche altro mese”.
“Se l’ex Ilva è stata dichiarata per legge un gruppo strategico nazionale, il Governo deve intervenire con misure straordinarie per garantire la continuità produttiva – continuano – E se l’ex Ilva dovrà essere messa sul mercato dovrà essere fatto valorizzandone tutte le potenzialità di tutti gli impianti del gruppo e di tutto il personale e con i lavori dei forni elettrici già avviati, come da impegno del Governo. Per questo ieri abbiamo inviato la richiesta di aggiornamento del tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”.
“L’incontro di oggi al ministero del Lavoro è stato un dejavù – aggiungono – Ancora una volta, dal 2019, anno della prima cassa integrazione unilaterale da parte di ArcelorMittal, siamo di nuovo a parlare di cigs a fronte di migliaia di lavoratori e famiglie che invece soffrono da anni, in attesa di risposte sul loro destino”.
“Per tutte queste ragioni, respingiamo con determinazione questo ennesimo tentativo di prendere tempo a discapito del futuro di migliaia di persone e con il concreto rischio di generare un disastro ambientale, industriale ed occupazionale” concludono.