“La situazione in tutti gli stabilimenti dell’ex Ilva di Taranto è gravissima ma il Governo continua a prendere tempo, facendo continue marce indietro. La produzione è ai minimi storici, ci sono tremila lavoratori in cassa integrazione, c’è l’assenza di investimenti, manutenzioni, piano industriale, un forte rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori e il sistema dell’indotto è in stato comatoso con uno scaduto enorme. Nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi non abbiamo ricevuto le risposte che aspettavamo e oggi abbiamo convocato il coordinamento nazionale dei delegati di Fim Fiom del Gruppo sotto la sede del MIMIT per ribadire la centralità dell’accordo del 2018, unico votato dai lavoratori, firmato in questa sede. Abbiamo denunciato la situazione drammatica che vivono quotidianamente i lavoratori e che rischia di diventare irreversibile. Non è più il tempo delle soluzioni tampone, lo Stato deve dare un segnale inequivocabile ed essere al fianco dei lavoratori per il rilancio ecosostenibile della più grande acciaieria europea. Per questo abbiamo deciso di organizzare, fin dalle prossime ore, assemblee con i lavoratori in tutti gli stabilimenti per arrivare a uno sciopero di Gruppo il 20 ottobre con manifestazione nazionale a Roma. Inoltre chiederemo alle Commissioni parlamentari di essere auditi per denunciare l’attuale situazione di pericolo per la salute e sicurezza dei lavoratori e chiedere una Commissione d’inchiesta. Siamo di fronte a un bivio e noi dobbiamo continuare una mobilitazione incessante mettendo in campo ogni azione a nostra disposizione. Non accetteremo mai la chiusura dell’ex Ilva che rappresenterebbe un disastro ambientale, occupazionale e produttivo. Il Governo deve sapere che noi non ci fermeremo”. Lo dichiara Rocco Palombella, Segretario generale Uilm.
“Non accettiamo più le provocazioni dell’azienda che dice che va tutto bene – sottolinea Palombella – e non capiamo perché il Governo non intervenga, lasciando umiliare migliaia di lavoratori, le loro famiglie e intere comunità. Nel frattempo la situazione diventa ogni giorno più grave”.
“Per noi l’unico accordo vigente è quello del 2018 votato dal 93% dei lavoratori – conclude – e chiediamo al Governo di cambiare la governance, azzerando il Consiglio di amministrazione compreso quelli in quota governativa. Azzerare il CdA, azzerare le cariche, nominare un nuovo consiglio d’amministrazione con una governance a maggioranza dello Stato”.
Ufficio Stampa UILM