Abbiamo appreso che Tim ha emesso nei confronti delle imprese di rete, una gara per lo sviluppo della
futura rete in fibra ottica di FiberCop e al tempo stesso ha inserito in tale gara anche le attività di
manutenzione della rete nazionale di accesso in rame.
Stiamo seguendo, con grande interesse, l’evoluzione del progetto di Rete Unica nazionale, sia per i notevoli
impatti che potrebbe avere sull’occupazione, sia per l’importanza strategica che il progetto riveste per
l’intero Paese.
Quanto avvenuto negli ultimi mesi con la pandemia, che ha modificato il modo di vivere e lavorare, ha reso
urgente la necessità di banda larga, tanto per le famiglie, quanto per le imprese, per questo siamo favorevoli alla nascita del nuovo soggetto FiberCop che ha annunciato l’avvio di un importante piano di investimenti pluriennale sullo sviluppo delle reti fisse ultrabroadband al fine di colmare il divario digitale ancora troppo evidente in tante zone del nostro Paese.
Siamo però, al tempo stesso, fortemente preoccupati delle possibili ricadute, sulle svariate migliaia di
lavoratori occupati nelle attività inerenti la rete rame nelle aziende del comparto (parliamo di circa 5.000
lavoratori e lavoratrici).
Non vorremmo ritrovarci, come è già accaduto in passato, ad assistere nuovamente al tentativo di Tim di
generare ulteriori risparmi nella rinegoziazione pluriennale di questi contratti di manutenzione rete rame,
scaricando questa corsa al massimo ribasso dei prezzi, ancora una volta sulle spalle dei lavoratori, che sono
già stremati, che hanno subito riduzioni di organico negli ultimi anni e che tuttora sono in molti casi, in cassa
integrazione e considerati un esubero strutturale dalle aziende del settore, schiacciate in queste continue
logiche di riduzione dei prezzi, attraverso il meccanismo del massimo ribasso.
Come è noto, trattandosi per la rete in rame di un business da anni in calo fisiologico, il settore presenta
un’elevata età media dei lavoratori e una difficile e molto parziale riqualificazione degli stessi anche a fronte
di importanti investimenti.
Una situazione che ha determinato, per molte aziende, l’apertura di tavoli di crisi presso il Mise e che si è
aggravata per effetto della pandemia.
La preoccupazione è maggiore se pensiamo alle regioni del Sud Italia, dove le generali condizioni di crisi
sono anche più accentuate e i ricollocamenti sul mercato del lavoro sono praticamente impossibili.
Chiediamo quindi al Mise di intervenire per evitare che ci siano gare a partecipazione pubblica con la logica
del massimo ribasso, per scongiurare che ulteriori abbassamenti di prezzi, incidano sul destino delle lavoratrici e dei lavoratori della rete rame, contribuendo ad aumentare gli esuberi dichiarati dalle aziende
del comparto anziché ridurli e generando un’incontrollabile ripercussione sociale in un momento
delicatissimo per l’occupazione e in un settore che noi riteniamo strategico per il futuro del nostro Paese,
settore per il quale le logiche dovrebbero essere ben diverse.
Infine, chiediamo al Governo di convocare il tavolo di settore, così come richiesto dalle Segreterie nazionali
di Fim, Fiom e Uilm nelle lettere inviate il 20 gennaio e il 9 settembre scorsi.
Riteniamo questo settore strategico per il Paese, per questo vorremmo che si puntasse sulla creazione di
valore: no al ribasso dei prezzi, salvaguardia dei livelli occupazionali, professionalità e qualità, per il futuro
progetto Rete Unica, con la tenuta (sul rame) e l’aumento (sulla fibra) dei livelli occupazionali nel settore, i
linea con le richieste presenti anche nel Recovery Fund a livello europeo.
Lo dichiarano in una nota i coordinatori nazionali e i segretari responsabili del settore di Fim, Fiom e Uilm.
Uffici stampa Fim, Fiom e Uilm nazionali