Relazione del Segretario Generale Uilm, Rocco Palombella, all’Esecutivo Nazionale Uilm

 

ESECUTIVO UILM 1 OTTOBRE

Buongiorno a tutti,

vi ringrazio per essere qui.

Ritengo importante questa riunione in presenza perchè abbiamo la possibilità di fare un bilancio della complicata situazione che si è venuta a creare a causa della pandemia.

Ricorderete perfettamente che, nonostante l’impossibilità di incontrarci, abbiamo continuato a svolgere la nostra attività e a starvi vicino utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione.

Infatti abbiamo svolto decine di coordinamenti e moduli di attività formativa, un Esecutivo il 2 aprile e un Consiglio nazionale il 27 maggio.

Come ricorderete, l’ultimo Consiglio nazionale in presenza l’abbiamo svolto il 17 dicembre 2019.

L’incontro di oggi assume quindi una caratteristica ancora più importante perché, nonostante le restrizioni, abbiamo la possibilità di riunirci, continuando a utilizzare le mascherine e mantenendo le distanze.

Subito dopo la riapertura, dal mese di giugno, abbiamo cominciato a svolgere incontri nei territori e coordinamenti in presenza.

Abbiamo sperimentato che è possibile riunirci di persona in piena sicurezza.

CORONAVIRUS

Dai primi giorni di marzo si è diffusa in Italia una pandemia che continua ancora a tenere tutto il mondo con il fiato sospeso.

L’ultimo grave episodio di questo tipo risale a circa 100 anni fa.

La famosa “Spagnola” che in due anni fece 100 milioni di morti, più delle vittime delle due guerre mondiali.

Anche in quella occasione i sintomi furono simili a quelli del Coronavirus, con la differenza che la scienza e la medicina non riuscirono a trovare un rimedio.

Le prime notizie arrivarono in ritardo dalla Spagna per non creare allarmismi nella popolazione dei Paesi belligeranti nella prima guerra mondiale.

Anche da noi, nonostante i primi casi si siano verificati nella seconda metà di febbraio, si è tentato inizialmente di minimizzare, fino all’esplosione della pandemia che ha portato al lockdown nel mese di marzo.

A distanza di un secolo, con l’evoluzione della società, della ricerca, delle tecnologie, della sanità, nessuno si sarebbe mai aspettato una diffusione virale così letale in tutto il mondo.

Nonostante siano trascorsi oltre sei mesi dall’inizio della pandemia, continuiamo a registrare ogni giorno una crescita esponenziale dei casi e questo ci preoccupa.

Il bilancio nel mondo è drammatico: oltre un milione di morti e 35 milioni di casi positivi dall’inizio della pandemia.

L’Italia è uno dei Paesi maggiormente colpiti, il sesto nel mondo per numero di contagi, con 314 mila casi e 36 mila vittime.

Le regioni più colpite sono la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto.

Questa pandemia, oltre a colpire i sistemi economici e industriali del nostro Paese, ha modificato radicalmente la nostra vita quotidiana.

I mesi di separazione e distanza sono stati un trauma di cui risentiremo ancora a lungo.

La pandemia ci ha spaventati, indeboliti e trasformati.

Le relazioni sono diventate digitali e le vecchie modalità di aggregazione si sono arrestate.

È stato uno tsunami. Improvviso, devastante e destinato a lasciare a lungo il segno. Il lockdown è finito (per ora), ma i suoi effetti profondi continueranno a condizionarci.

Non si può parlare di “ritorno alla normalità” ma di una nuova normalità, in cui dobbiamo  convivere con il virus per tornare progressivamente alle nostre attività quotidiane in attesa del vaccino.

Nei mesi di lockdown abbiamo ceduto quote di libertà in cambio di quote di sicurezza.

Ora dobbiamo progressivamente ribaltare questo paradigma e riprenderci le nostre libertà.

EFFETTI CORONAVIRUS

Fino ad oggi è stata utilizzata la cassa integrazione Covid per sette milioni di lavoratori per un totale di 2,8 miliardi di ore di cig, che ha salvaguardato 3,3 milioni di posti di lavoro ma non ne ha evitato la perdita di 840 mila, soprattutto donne e giovani a tempo determinato.

Durante il periodo acuto della pandemia il 70% delle aziende ha fatto ricorso alla cig.

Nei soli mesi di marzo e aprile sono stati persi 200 miliardi di produzione industriale e il fatturato dell’industria è calato nell’ultimo anno dell’8%.

Ad oggi ci sono 400 mila artigiani che non hanno ricevuto i soldi della cassa integrazione e migliaia di aziende chiuse o con attività ridotta.

Si stima che il Pil dell’Italia calerà del 9% nel 2020,
con un rimbalzo del 6% previsto nel 2021.

In una situazione così drammatica, i consumi sono crollati.

Invece ai primi segnali di ripresa, legati anche all’incremento dei consumi energetici, è arrivata una doccia fredda: da oggi le tariffe di luce e gas aumenteranno del 15,6% e dell’11,4%.

Questi rincari così assurdi, oltre a incidere pesantemente sul reddito familiare già segnato da questa crisi,  rischiano di rallentare la debole ripresa.

SETTORI COLPITI E VERTENZE

Tra i settori maggiormente colpiti dalla pandemia c’è la siderurgia che ha registrato un calo del 17% nei primi otto mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, perdendo circa 3 milioni di tonnellate.

Nelle ultime settimane si registra un leggero aumento della produzione ma rimaniamo sempre molto distanti dai livelli del 2019.

La siderurgia è un settore fondamentale per il nostro comparto industriale, con 100 mila occupati tra diretti e indiretti e un fatturato complessivo di circa 40 miliardi.

In Europa la produzione di acciaio è calata del 40% e i nuovi ordini sono stati ridotti del 75%.

Si stima che circa il 45% dei lavoratori si trovi in cassa integrazione o con orario di lavoro ridotto.

Mentre l’Europa soffre, la Cina ha aumentato la produzione di acciaio dell’1,3% nel primo quadrimestre del 2020, pari a 13 milioni di tonnellate annue, più della metà della produzione italiana.

Mentre la Cina aumenta la produzione, l’Italia spegne gli impianti a ciclo integrale.

Per queste ragioni oggi aderiamo alla giornata d’azione europea per la siderurgia organizzata da IndustriAll Europe.

Lo slogan parla chiaro: “l’Europa ha bisogno dell’acciaio e l’acciaio ha bisogno dell’Europa”.

Noi sosteniamo con convinzione l’iniziativa perché l’acciaio è fondamentale per la ripresa dell’Europa, dopo la crisi causata dal Covid-19.

Altro settore falcidiato dalla pandemia è stato quello dell’auto, con un azzeramento delle immatricolazioni nei mesi di marzo e aprile.

Nei primi otto mesi del 2020 ci sono state oltre 500 mila immatricolazioni in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

A maggio una leggera risalita e nel mese di agosto si è attestata ai livelli del 2019, anche grazie ai 400 milioni di Ecobonus.

Occorrono interventi importanti e mirati per salvaguardare questo settore e il suo indotto che rappresentano oltre il 6% del Pil italiano e 300 mila addetti tra diretti e indiretti, esclusi i servizi.

Occorrono azioni urgenti per sviluppare l’elettrificazione per le autovetture, forti investimenti per il rinnovamento del parco macchine, mezzi di trasporto pubblico e privato con incentivi alla rottamazione.

Il settore dell’aerospazio, con 160 mila lavoratori, un indotto di 4mila aziende e un fatturato di oltre 13 miliardi all’anno, ha subìto un forte contraccolpo a causa del blocco dei trasporti.

I maggiori produttori di aeromobili, come Boeing e Airbus, hanno dichiarato di aver perso centinaia di milioni di euro e prevedono un ritorno ai livelli pre-Covid solamente nel 2023. Tutto questo sta provocando seri problemi nella divisione aerostrutture di Leonardo.

Gli elettrodomestici sono stati tra i meno colpiti dalla pandemia, registrando un recupero importante dal mese di maggio, pur rimanendo con un segno negativo rispetto all’anno scorso.

Anche il settore delle telecomunicazioni ha subìto un forte calo del fatturato, che secondo uno studio di Mediobanca si attesta al 25%.

Per quanto riguarda l’Artigianato, a causa della pandemia, una micro impresa su due ha registrato una forte difficoltà di liquidità.

Nelle ultime settimane c’è una lieve ripresa ma non ancora sufficiente.

 GOVERNO

Durante la fase drammatica della pandemia e nonostante le difficoltà ad incontrarsi, Cgil Cisl e Uil hanno provato a stabilire un confronto continuo con il Governo.

Sono stati ottenuti importanti risultati per la sicurezza e la salute dei cittadini e dei lavoratori, anche sulla base dei Protocolli che avevamo realizzato con alcuni grandi gruppi industriali come Fca, Ferrari, Leonardo e nel settore degli elettrodomestici.

I vari Decreti del Governo, dal “Cura Italia” al “Rilancio”,  hanno accolto i suggerimenti di Cgil Cisl e Uil, contribuendo così a evitare maggiori danni sociali, occupazionali ed economici.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti:
– Estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori

– Interventi a favore delle famiglie e dei lavoratori fragili

– Blocco dei licenziamenti fino a fine anno

Le ingenti risorse utilizzate, oltre 100 miliardi, hanno solamente tamponato l’emergenza ma non l’hanno risolta strutturalmente, soprattutto quella legata al lavoro.

Comunque si sono determinate difficoltà nell’erogazione dell’assegno per centinaia di migliaia di lavoratori, molte aziende non hanno anticipato la cig e l’Inps non è stata in grado di pagare tempestivamente.

Ad oggi ci sono ancora 200 mila domande di cassa integrazione in attesa di pagamento.

Ancora una volta abbiamo assistito a una differenza inaccettabile dell’importo della cassa integrazione tra i lavoratori in base ai due livelli di retribuzione.

La situazione che abbiamo vissuto è stata drammatica e ci sono forti preoccupazioni per il futuro.

I rapporti tra Governo e Cgil Cisl e Uil si sono modificati con l’attenuarsi della pandemia e soprattutto dopo la decisione assunta dall’Unione europea di destinare 209 miliardi di euro del Recovery Fund all’Italia.

Il Governo, così come ha fatto nel passato, ha deciso nuovamente di escludere le organizzazioni sindacali dalla discussione sui progetti e sui temi della ripresa del nostro Paese.

 È sbagliato escludere le parti sociali in una fase cosi delicata!

Siamo stufi di essere consultati a decisioni assunte!

Rivendichiamo la riapertura di un dialogo sul futuro dell’Italia!

Considero sbagliata la polemica sui fondi del Mes: trasformare l’utilizzo di queste ingenti risorse a mero scontro politico non è utile e dimostra ulteriormente la pochezza della classe politica italiana.

Non usciremo dall’emergenza solo per le maggiori risorse economiche a disposizione.

I 209 miliardi del Recovery Fund se non destinati a progetti e riforme credibili e strutturali metteranno in seria difficoltà il nostro Paese, soprattutto considerando che 127 miliardi dovranno essere restituiti.

Ad oggi i progetti elaborati dal Governo non hanno visto il coinvolgimento di Cgil Cisl Uil.

Noi invece siamo stati convocati dal ministro Patuanelli lo scorso 7 agosto e siamo stati gli unici a presentare delle proposte sui quattro settori fondamentali per la manifattura: siderurgia, aerospazio, automotive e telecomunicazioni.

È di questi giorni la notizia che dagli iniziali 600 progetti presentati dai vari Ministeri per l’utilizzo del Recovery Fund, siamo arrivati a circa 100.

Il Governo l’8 settembre ha presentato le linee guida che si snodano in sei missioni:

– digitalizzazione e innovazione

– rivoluzione verde e transizione ecologica

– infrastrutture per la mobilità

– istruzione e formazione

– equità, inclusione sociale e territoriale

– salute

Come ho già detto, fortunatamente i progetti sono stati ridotti.

Basti pensare che tra i 600 presentati inizialmente c’erano il rifacimento del marmo del piazzale della sede della Farnesina a Roma, l’Acquario green a Taranto e il turismo delle radici per scoprire le origini dei propri antenati.

Tutto questo denota una mancanza di strategia e progettualità, oltre a una lotta tra Ministeri.

Volendo fare un paragone con il nostro Paese, in Francia sono stati presentati 70 progetti con un mese di anticipo, compresi in un piano di investimento da 100 miliardi, di cui 40 finanziati dall’Unione europea.

Nel mondo perdiamo la reputazione e la credibilità anche per queste azioni che rendono ridicolo il nostro Paese agli occhi degli altri Stati.

Entro metà ottobre dovrà essere presentato un programma dei progetti e a fine anno la fase conclusiva.

Hanno fatto bene Cgil Cisl Uil a manifestare tutta la loro rabbia sia il 29 luglio a Roma che il 18 settembre in oltre 23 piazze per il mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nelle discussioni sul futuro del Paese.

Anche l’esito delle elezioni regionali e del referendum costituzionale hanno dimostrato, ancora una volta, che l’Italia è un Paese diviso e lacerato dai contrasti nella maggioranza e con l’opposizione, che mettono quotidianamente a rischio l’attività del Governo.

CRISI AZIENDALI

L’azione dei Governi negli ultimi anni non ha risolto le crisi aziendali.

Sono oltre 160 le vertenze ferme al Ministero dello Sviluppo economico.

Proprio per queste ragioni, siamo stati i primi, subito dopo la riapertura, a scendere in piazza il 25 giugno a Roma per rivendicare la mancanza di politica industriale nel risolvere le crisi.

In quell’occasione abbiamo messo al centro dell’attenzione dell’Esecutivo anche il tema degli ammortizzatori sociali.

Il presidio in piazza del Popolo ha visto la partecipazione di centinaia di lavoratori provenienti da tutta Italia.

Purtroppo da luglio ad oggi la situazione continua a rimanere preoccupante.

I settori coinvolti rischiano di provocare la perdita di migliaia di posti di lavoro.

Dalle telecomunicazioni alla siderurgia, dall’automotive all’aerospazio fino agli elettrodomestici.

Emblematica la vertenza dei lavoratori della Whirlpool di Napoli che stanno continuando a lottare, dopo un anno di iniziative e di impegni assunti dal Governo, e che rischia di cessare la produzione il prossimo 31 ottobre.

Continueremo a essere al fianco dei lavoratori, faremo di tutto per salvaguardare l’occupazione e la produzione di lavatrici a Napoli, per evitare conseguenze drammatiche in un territorio già falcidiato dalla disoccupazione e dalle disuguaglianze sociali.

A partire dalla situazione di Whirlpool, appare sempre più urgente affrontare e regolamentare il ruolo e la presenza delle multinazionali nel nostro Paese.

Dall’ex Embraco alla Wanbao, dall’ex Alcoa a Jindal, da Jabil a Sirti, dalla Blutec alla Bekaert fino alla Slim di Cisterna di Latina.

Il Governo intervenga per pretendere il rispetto degli accordi!
L’Italia non può essere considerata una terra di conquista!

 Da otto anni i lavoratori dell’ex Ilva vivono nella totale incertezza.

La mancanza di manutenzione degli impianti da parte della multinazionale sta mettendo in serio pericolo la salute e la sicurezza di migliaia di persone.

Negli ultimi giorni ci sono stati due incontri inconcludenti al Mise e che non hanno dato nessuna risposta sul futuro occupazionale e produttivo degli stabilimenti.

Arcelor Mittal non ha mai rispettato gli accordi, non ha completato le opere di ambientalizzazione, ha messo unilateralmente in cig quasi 5 mila lavoratori e ha ridotto gli impianti a una polveriera.

Governo c’è un silenzio assordante, prima per le elezioni regionali e oggi per l’attesa dell’esito della due diligence per l’ingresso pubblico nella nuova società con ArcelorMittal.

Prima di due settimane non sapremo nulla, mentre si avvicina la data del 30 novembre quando la multinazionale potrà andarsene pagando una penale irrisoria da 500 milioni.

Basta, il tempo è scaduto!

In questi lunghi anni i lavoratori hanno già pagato abbastanza, non accetteremo compromessi!

Basta ricordare che l’accordo del 6 settembre 2018  aveva tutti gli elementi per risanare l’ambiente, tutelare tutti i posti di lavoro e rilanciare la produzione di acciaio in Italia.

La politica ha reso inutile uno degli accordi più importanti che ha visto l’approvazione della quasi totalità dei lavoratori.

Anche per quanto riguarda il settore auto, nonostante le nostre richieste, non abbiamo finora ottenuto nessun tavolo di discussione con Fca sul processo di fusione con Psa e sugli effetti occupazionali e produttivi in Italia.

Da un lato riteniamo positivo il rientro totale dei lavoratori a Mirafiori e Grugliasco per la produzione della 500 elettrica, a Melfi per la Jeep Compass e Renegade e la conferma degli investimenti dell’Alfa Romeo Tonale a  Pomigliano e della Maserati Grecale a Cassino.

Dall’altro lato, però, riteniamo deludente la decisione della multinazionale di nominare autonomamente un rappresentante dei lavoratori all’interno del nuovo Cda.

Si tratta di una scelta unilaterale e per questo riteniamo che non sia in alcun modo espressione dei lavoratori.

È un’occasione persa che rischia di segnare negativamente quel processo di sintonia e di relazioni sindacali partecipative che erano in costruzione con questo gruppo industriale.

Continua purtroppo ad essere assente da parte del Governo e delle istituzioni un’idea di sviluppo del Paese, mancano politiche sociali e industriali adeguate.

In questi anni non ci sono stati investimenti per creare un lavoro stabile e duraturo, serve una riforma vera degli ammortizzatori sociali.

Siamo rimasti indietro sulla digitalizzazione e sulla banda larga.

Le alluvioni di questi giorni confermano ancora una volta che servono fondi per mettere in sicurezza il nostro territorio dalle calamità naturali e dalla mancanza di manutenzione ordinaria e straordinaria che dura da troppi anni.

Sono circa 5mila i ponti da mettere in sicurezza e solo  mille sono stati ispezionati!

Non vogliamo più stragi come quella del Ponte Morandi di Genova!

Anche la situazione ambientale è preoccupante.

Ogni anno si perde l’1% dei ghiacciai alpini e dal 2003 è scomparso in totale il 13% .

Bisogna lavorare con convinzione per ridurre le emissioni e dare uno slancio all’economia circolare ed ecosostenibile.

La transizione va gestita con rigore e intelligenza!

Basta con la politica degli annunci!

La pandemia ha fatto emergere tutta la debolezza del sistema sanitario italiano che negli anni è stato smantellato con l’obiettivo di favorire il sistema privato.

Invece non è stato migliorato né l’uno né l’altro.

Vogliamo una sanità pubblica che garantisca a tutti il diritto di curarsi.

Non dobbiamo più trovarci come durante il lockdown: scegliere chi curare.

La vita non ha età!

Uno dei temi più discussi di questi giorni è la scuola.

Le prime aperture stanno dimostrando che i sei mesi di chiusura non sono serviti a trovare soluzioni per la ripartenza in sicurezza.

Mancano i docenti, mancano i beni essenziali a partire dai banchi e i dispositivi di protezione e igienizzazione.

Purtroppo per tanto tempo le nostre richieste sono rimaste inascoltate!

Gli altri due temi che necessitano del coinvolgimento delle organizzazioni sindacali sono il sistema pensionistico e il reddito di cittadinanza.

Sarebbe sbagliato eliminare quota 100 senza un preventivo confronto sindacale.

Deve essere realizzata una vera riforma pensionistica, salvaguardando il settore industriale!

Come sarebbe altrettanto necessario discutere dell’utilizzo dei 10 miliardi di euro destinati al reddito di cittadinanza.

Non hanno funzionato i centri per l’impiego, anche per l’assenza di  progetti di politiche attive. Il reddito di cittadinanza si è trasformato in sussidio di disoccupazione fuori controllo invece di essere un assegno transitorio per la ricollocazione.

I 10 miliardi vanno finalizzati per creare nuovi posti di lavoro stabili e duraturi.

Per far ripartire il nostro Paese serve:

– snellire la macchina burocratica per rispondere ai bisogni dei cittadini

– una vera lotta all’evasione ed elusione fiscale

– una riforma fiscale che abbassi il peso delle tasse, oggi tutto sulle spalle dei dipendenti e dei pensionati

Bisogna scongiurare qualsiasi proposta di riforma fiscale targata Zingaretti-Di Maio. Pretendiamo una vera discussione sulla base della nostra piattaforma unitaria.

La sicurezza dei luoghi di lavoro continua ad essere un’emergenza nel nostro settore.

Con la ripresa delle attività sono ricominciati gli incidenti sul lavoro.

Nel 2020 hanno perso la vita il 20% in più dei lavoratori rispetto al 2019.

Serve un’attenzione corale delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e datoriali e una maggiore formazione dei lavoratori.

RINNOVI CONTRATTI
Per quanto riguarda i rinnovi contrattuali e le relazioni con le organizzazioni sindacali abbiamo registrato un netto cambio di atteggiamento di Confindustria.

Carlo Bonomi ha messo subito in discussione i contratti nazionali.

Alla sua prima assemblea di Confindustria, alla presenza del Presidente del Consiglio e di numerosi Ministri, ha presentato un volume di 385 pagine dal titolo “Patto per l’Italia”, ignorando esplicitamente e disconoscendo il Patto della Fabbrica, sottoscritto nel 2018 tra Cgil Cisl e Uil e il suo predecessore.

Bonomi non ha fatto nessun riferimenti ai 10 milioni di lavoratori con il contratto scaduto.

Anche il Governo è tra i primi responsabili perché  non rinnova quello dei dipendenti pubblici e statali.

Siamo convinti che per superare la crisi bisogna rinnovare tutti i contratti, per dare fiducia ai lavoratori e ai mercati.

Per aumentare il potere d’acquisto e rilanciare i consumi.

Dobbiamo ricordare a Bonomi che l’aumento della produttività non si ottiene licenziando le persone ma facendo investimenti, migliorando le condizioni di lavoro, intervenendo sul processo, aumentando la formazione e valorizzando i lavoratori, vero patrimonio aziendale.

Governo e Confindustria devono sapere che lo smart working va regolamentato, sia nel pubblico che nel privato.

In questo periodo di lockdown c’è stata un’accelerazione del suo utilizzo, si è passati da 1 a 4 milioni di lavoratori coinvolti.

Ma non basta spostare il lavoro dall’ufficio a casa per renderlo migliore.

Dobbiamo considerare che potrebbero aumentare le disuguaglianze tra i lavoratori che possono lavorare a distanza e quelli che non possono.

Differenze che sono settoriali ma anche interne alle aziende e che potrebbero creare un divario competitivo tra le imprese di diversa natura e dimensione.

Governo e Confindustria devono sapere che lo smart working non è né tele lavoro né una ghettizzazione dei lavoratori.

Questa nuova modalità deve bilanciare la produttività con la conciliazione vita-lavoro.

Inoltre questo delicato strumento potrà cambiare la rappresentanza e proprio per questo dobbiamo approfondire e discuterne tutti gli aspetti e renderlo un’opportunità per tutti.

CONTRATTI METALMECCANICI
Per quanto riguarda il nostro settore, la trattativa per il rinnovo del contratto Federmeccanica-Assistal è entrata nella fase di merito.

Per Unionmeccanica Confapi, il cui rinnovo scadrà il 31 ottobre, il 28 settembre si è svolta una plenaria a Milano e nelle prossime settimane ci saranno nuovi incontri.

Per le Cooperative metalmeccaniche, il contratto è scaduto il 31 dicembre 2019 e si è svolto un incontro il 22 settembre.

Il contratto degli Orafi è scaduto il 30 giugno 2020.

Dopo un incontro in videoconferenza svolto a fine luglio siamo in attesa che venga fissata una data per una riunione in presenza.

Per quanto riguarda Confimi, il contratto è scaduto il 31 maggio 2019 e siamo in attesa della convocazione di un incontro.

Infine per l’Artigianato, il contratto è scaduto il 31 dicembre 2018 e il 29 settembre scorso si è svolto un incontro preliminare e preparatorio presso la sede di CNA a Roma.

Sono stati fissati diversi incontri nel mese di ottobre.

Considerando il numero dei lavoratori coinvolti e l’importanza dei settori manifatturieri che lo compongono, quello di Federmeccanica Assistal ha rappresentato negli anni, come voi sapete, il contratto che ha trascinato e ha dato il via ai rinnovi degli altri comparti.

È passato quasi un anno alla presentazione della piattaforma unitaria e c’è stato il blocco della trattativa per circa cinque mesi a causa della pandemia.

Da metà settembre abbiamo programmato una serie di incontri e ne abbiamo svolti già quattro.

Nell’incontro del 16 settembre a Roma abbiamo focalizzato l’attenzione su salute, ambiente e sicurezza, cercando di intensificare un piano di break formativi per Rsu ed Rls.

Si è deciso inoltre di fare un passo in avanti, ovvero formalizzare i contenuti in un documento da discutere.

Il 17 abbiamo invece affrontato il tema legato alle relazioni industriali e partecipazione.

L’idea è quella di riordinare il contratto collettivo nazionale alla luce anche dei cambiamenti che il sistema industriale ha subìto sul piano tecnologico e organizzativo.

Vogliamo rafforzare e implementare il diritto di informazione, il consolidamento dei comitati consultivi e il coinvolgimento dei lavoratori sui programmi di innovazione tecnologica, di salute e sicurezza, di organizzazione del lavoro.

Purtroppo a causa delle restrizioni dovute al Covid-19 siamo stati costretti a svolgere un negoziato inedito e con una limitazione delle presenze.

Per questo abbiamo scelto di organizzare degli incontri itineranti per far vivere direttamente nei territori la trattativa per il rinnovo del contratto, coinvolgendo i lavoratori.

Siamo stati a Bologna il 23 settembre e a Reggio Emilia il 24 settembre.

Abbiamo discusso di mercato del lavoro e abbiamo rivendicato il rilancio dell’apprendistato e l’estensione dei diritti sindacali, economici e normativi dei lavoratori degli appalti.

Inoltre abbiamo posto l’attenzione sull’importanza della formazione come diritto individuale di ogni lavoratore.

In questa settimana, per impegni precedentemente comunicati da Federmeccanica e Assistal, non sono previsti altri incontri che riprenderanno il 7 e 8 ottobre e successivamente il 14 e 15.

Gli incontri del 7 e 8 ottobre assumono una rilevanza significativa per fare un bilancio sull’andamento della trattativa poiché si discuterà di salario e inquadramento professionale.

Siamo sempre più convinti della validità e attualità della nostra piattaforma e siamo altrettanto convinti della necessità di rinnovare questo contratto, rispettando i contenuti che abbiamo presentato il 5 novembre 2019.

Siamo consapevoli che la situazione rispetto a un anno fa è totalmente cambiata a causa della pandemia ma rimangono altrettanto valide le ragioni alla base dei contenuti della nostra piattaforma.

Il vero negoziato appena iniziato ha bisogno di una grande consapevolezza da parte di tutti.

La responsabilità di una conclusione onorevole di questa trattativa appartiene a me e poi a voi tutti.

Bisogna ritrovare l’interesse intorno a questo negoziato, pur con tutte le sue limitazioni.

Bisogna partecipare alla trattativa anche con modalità che non danno la possibilità di un coinvolgimento diretto.

Non possiamo accettare che la delegazione collegata in videoconferenza si riduca a poche decine di persone.

A partire da domani occorrerà informare i nostri delegati e i lavoratori sullo stato della trattativa e sulla necessità di imporre un’accelerazione.

Sappiamo che esistono delle forti resistenze sia da parte delle piccole aziende che dei grandi gruppi industriali ma non possiamo continuare ad andare avanti così!

Federmeccanica e Assistal devono sapere che corrono un grande rischio se continuano ad ascoltare le sirene di Confindustria.

Se continueranno a tenere un atteggiamento di chiusura e dilatorio non metteranno solo in discussione il rinnovo contrattuale, che di per se è già grave, ma l’intero modello contrattuale avviato nel 2016.

Un modello innovativo, tanto osteggiato da Confindustria,

che prevede regole e tempi certi di rinnovo.

UIL

Vista la prima riunione in presenza, in fase conclusiva della mia relazione, non posso esimermi dal salutare positivamente l’elezione di Pierpaolo Bombardieri come nuovo Segretario Generale della Uil avvenuta lo scorso mese di luglio.

Dalla sua elezione non abbiamo avuto la possibilità di invitarlo e salutarlo direttamente per ragioni legate alle restrizioni.

Nel frattempo Pierpaolo ha partecipato a diverse iniziative programmate in alcune regioni italiane, che hanno visto la presenza di molti di voi.

Non mancheranno occasioni per incontrarlo nei prossimi giorni.

Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo a Carmelo Barbagallo che il giorno prima dell’elezione di Pierpaolo, oltre ad aver rassegnato le dimissioni, è stato eletto Segretario generale della Uil Pensionati.

In questi anni ha svolto un lavoro prezioso per aver valorizzato e rilanciato la Uil in tutti i territori e nei tavoli di trattativa.

Rivolgiamo gli auguri di buon lavoro a Emanuele Ronzoni, per l’importante incarico di Segretario organizzativo della Uil. Sarà sicuramente all’altezza del ruolo prestigioso.

Nei giorni scorsi Roberto Toigo, nostro Segretario organizzativo, è stato eletto alla guida della Uil Veneto. Un altro metalmeccanico si aggiunge alla lunga lista dei Segretari regionali della Uil.

Questa elezione in Veneto assume una particolare importanza poiché rappresenta un progetto condiviso da tutta l’organizzazione e i risultati dipenderanno dalla collaborazione e dall’impegno di tutti noi.

La sinergia tra noi potrà essere un valore aggiunto per la gestione di un territorio tra i più importanti d’Italia e per la Uilm tutta.

Roberto continuerà a lavorare insieme a noi.

CONCLUSIONI

In questo difficile periodo siamo stati impegnati e non abbiamo fatto mancare la nostra presenza nei luoghi di lavoro.

Abbiamo rappresentato un punto di riferimento solido e insostituibile.

Durante il periodo acuto della pandemia abbiamo intensificato il nostro impegno per essere vicini a tutti i lavoratori.

Senza ombra di dubbio, penso che abbiamo superato anche questa prova.

La dimostrazione è stata quella di aver registrato, durante la fase critica, risultati eccezionali e lusinghieri nelle elezioni delle Rsu, non solo nelle piccole e medie realtà aziendali ma anche nei grandi gruppi.

Ieri si sono concluse le elezioni Rsu nello stabilimento  Leonardo di Nola. La Uilm è risultata la prima organizzazione, grazie a 289 voti su 754 totali, pari al 38%.

Un risultato eccezionale che rappresenterà sicuramente un incoraggiamento per i colleghi di Pomigliano.

Infatti per metà ottobre sono in scadenza altre elezioni importantissime nella realtà di Pomigliano.

Un grande incoraggiamento per il lavoro e la fatica che ci renderanno protagonisti.

Con altrettanta convinzione dobbiamo avviare dei progetti regionali di sviluppo che ci vedranno impegnati in tutti i territori per favorire la presenza e la crescita dei delegati e degli iscritti.

Apriamo il dibattito con una frase di Henry Ford: “Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme un successo! Grazie a tutti!

Rocco Palombella