Le trasformazioni che stanno investendo il mondo delle imprese metalmeccaniche e più in generale il sistema della manifattura impongono scelte che devono essere in grado di rispondere alla necessità di crescita dei settori strategici attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati, il sostegno all’occupazione, ai salari e alla domanda interna.
L’orientamento e alcune scelte del Governo sui temi relativi al mondo del lavoro, delle imprese industriali e dei giovani rischiano, in una situazione di recessione come quella che si sta profilando, di accentuare una condizione economica, sociale e industriale difficile e dalle prospettive particolarmente critiche.
I recenti dati confermano purtroppo questa tendenza. La produzione industriale è in ribasso del 5,5%, si tratta della diminuzione tendenziale più forte dal 2012 e nel mese di dicembre gli ordini crollano del 7%.
Nello specifico, la produzione manifatturiera registra un risultato negativo pari a -2,4%; la metallurgia – 2,3%, l’elettrodomestico -5,1%, i macchinari e le attrezzature -2,2% e l’elettronica -2,2%. La produzione nel settore auto ha registrato un calo del 19,4% su base annua di cui nel solo mese di novembre regista un calo dell’8,6%.
A fronte di questa situazione è necessario che Governo e il Sistema delle imprese riconoscano il ruolo dei lavoratori. Il governo deve adottare politiche mirate a contrastare delocalizzazioni e le chiusure di stabilimenti, a partire dal Mezzogiorno, ancora una volta, duramente colpito dalla crisi e a sostenere i buoni motivi per attrarre investimenti industriali. Vanno rafforzati i vincoli della responsabilità sociale delle imprese verso i lavoratori e il territorio. È necessario investire per creare occupazione per i giovani disoccupati, attraverso il consolidamento di alcuni settori in cui il nostro paese ha una leadership e incentivi per l’ecosostenibilità del nostro sistema industriale.
Per Fim Fiom e Uilm, le politiche pubbliche devono concentrarsi su ciò che crea lavoro, sull’occupazione, sulla qualità e la dignità del lavoro e in questo contesto misure come il reddito di cittadinanza non possono essere sostitutive di questo impegno e soprattutto non possono essere il solo strumento di lotta alla povertà.
Peraltro la recente introduzione del Decreto “dignità” non ha prodotto i risultati auspicati: sui lavoratori continuano a scaricarsi gli effetti della precarietà. Aumenta il ricorso alle prestazioni occasionali, ai contratti intermittenti, al part-time involontario, ai rapporti di lavoro meno tutelati.
Anche dal lato previdenziale, quanto definito con quota 100 non modifica strutturalmente la legge Monti- Fornero. E’ infatti una misura temporanea (3 anni) che interviene su un sistema pensionistico che si conferma iniquo e ingiusto e di cui continuiamo a chiederne il cambiamento. In particolare per quanto riguarda la tutela dei lavoratori precoci e dei lavori usuranti. Non tutti i lavori sono uguali. Chi lavora a turni, fa lavori gravosi, faticosi, le donne e i giovani, i lavori di cura e la discontinuità lavorativa e contributiva non trovano risposta nella normativa definitiva “quota 100”. Serve un sistema previdenziale più equo, più flessibile e più solidale in cui l’età pensionabile tenga conto del lavoro che realmente si è svolto.
A questo deve ricollegarsi la necessaria revisione della legislazione sugli “ammortizzatori sociali” come richiesto con il documento di Fim Fiom e Uilm del 24 settembre 2018 e su cui abbiamo costruito una mobilitazione che ha consentito di raggiungere alcuni primi, parziali risultati. Adesso è necessaria la revisione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali e la ricostruzione del loro carattere universale.
Il taglio del contributo per l’Inail da parte del Governo va nella direzione contraria alla ricerca delle risorse pubbliche e private indispensabili per la formazione e la prevenzione dei rischi sul lavoro. E’ necessario un piano di investimenti straordinari per garantire la salute e la sicurezza di chi lavora.
Non va infine dimenticato che tutte le decisioni assunte dai diversi Governi sono fondate sul ricorso alla tassazione che per circa l’85% è pagata dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Occorre ridurre le tasse a chi le paga e non incoraggiare l’illegalità. I condoni fiscali sono l’ennesimo schiaffo ai lavoratori, ai pensionati e ai contribuenti onesti.
Fim, Fiom e Uilm chiedono al Governo e al Sistema delle imprese l’urgenza di agire sui seguenti elementi:
- la riduzione delle aliquote Irpef sul lavoro dipendente
- l’aumento dei salari
- l’incremento di investimenti pubblici e privati nei settori strategici
- la reindustrializzazione delle aree in crisi, con piani di sviluppo territoriale che garantiscano l’occupazione;
- l’impegno comune al confronto in sede Ue per detrarre gli investimenti dai vincoli comunitari
- lo sviluppo di infrastrutture energetiche, digitali e dei trasporti;
- lo sviluppo della filiera manifatturiera collegata alla mobilità ecocompatibile di persone e merci;
- il contrasto alla “controriforma” del codice degli appalti, alla sostanziale liberalizzazione dei subappalti e per l’estensione delle clausole sociali;
- un investimento straordinario nella salute e nella sicurezza delle persone e del territorio;
- la riforma degli ammortizzatori sociali;
- l’incentivazione di contratti di solidarietà “espansivi” finalizzati alla riduzione degli orari di lavoro e all’occupazione giovanile;
- il sostegno agli investimenti delle imprese (piano impresa 4.0), la formazione e l’istruzione;
- leggi per l’applicazione erga omnes dei contratti e la rappresentanza dei lavoratori recependo quanto previsto dagli accordi interconfederali e di categoria;
- lo sviluppo di forme di partecipazione dei lavoratori nella progettazione dell’organizzazione del lavoro e nelle scelte strategiche aziendali.
Serve pertanto, in continuità con la mobilitazione di Cgil-Cisl-Uil del 9 febbraio, un’iniziativa di sciopero generale della categoria a giugno, iniziativa che sarà preceduta: dagli Esecutivi Nazionali Unitari Fim Fiom Uilm 2 maggio a Roma; dalle assemblee nei luoghi di lavoro successivamente a esecutivi.